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Ernst Weiss

Ernst Weiss was born in Brno, Moravia, Austro-Hungarian Empire (now the Czech Republic) to the family of a prosperous Jewish cloth merchant. After his father died when he was four, he was brought up by his mother Berta, née Weinberg, who led him to art. However after completing his secondary education in Brno, Litoměřice and Hostinné, he came to Prague to study medicine. In 1908 he finished his studies in Vienna and became a surgeon. He practiced in Berne, Vienna, and Berlin but he got tuberculosis and tried to recover as a ship doctor on a trip to India and Japan in 1912. In 1913 he met Rahel Sanzara, a dancer and actress and their relationship lasted until she died of cancer in 1936. In the same year he met Franz Kafka and they became close friends. Kafka wrote in his Diaries 1914: "January 2. A lot of time well spent with Dr. Weiss". Weiss was in touch with a lot of other writers of Prague Circle such as Franz Werfel, Max Brod, and Johannes Urzidil. In 1914 Weiss returned to Austria to start a military physician career. Near the end of World War I he received a golden cross for bravery. After the war he lived in Prague, then the capital of Czechoslovakia. He gave up medical career in 1920 when he finished working in a Prague hospital. In 1921 he moved to Berlin but in 1933 he returned to Prague to care for his dying mother. He could not enter Nazi Germany and so he left for Paris in 1934. There he lived a poor life dependent on the help from authors such as Thomas Mann and Stefan Zweig. He applied for, but did not receive, a grant from the so-called American guild for German cultural freedom. He committed suicide on 14 June 1940 when German troops invaded the city.


“Nello stesso momento venne il sonno. Posò le ali pesanti sui suoi occhi che non potevano così più stupirsi del sentimento del suo amore, improvviso eppure atteso da tanto tempo, ardentemente desiderato, eppure respinto con angoscia, e con tutta la forza della sua ragione. Franziska non poteva più né stupirsi, né rallegrarsi, se non nel sogno che veniva a lei da lontano e il cui filo le sfuggiva sempre malgrado tutti i suoi sforzi per trattenerlo: il primo sogno di un'anima interiormente liberata che fiduciosa si abbandonava a un'altra anima.”
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“Passò per vie rumorose piene di luce, per gallerie dalla risonanza profonda, su cui, con rumore di tuono, rotolavano pesantemente i treni e che eran tutte tappezzate di annunzi reclamistici dai colori vistosi, vide splendidi palazzi, e case a quattro piani, strette, con finestre polverose che ammiccavan sulla via sporca; risalì file di strade che si somigliavano come orfanelle o ciechi, condotti in fila.Infine si svegliò lentamente alla realtà, e si sentì vecchia, triste e stanca, per aver vegliato e corso.Miserabili bottegucce si schiacciavano l'un l'altra per mettersi in evidenza: abiti vecchi per i più poveri, biancheria grigia per gli operai, e per tutti viveri a buon mercato. Ceste di pere, dure e verdi, e di prugne, nere e secche, aspettavano di sedurre una clientela infantile, coperte da una rete a maglie strette che le salvava dai ladruncoli. In una botteguccia vide una donna obesa, che con le mani tremanti, secche e gialle, accendeva una lampada a petrolio. Ai suoi piedi un ragazzino la guardava con curiosità, con una carota, mezzo rosicchiata, nella sua mano di bambino sporco.Le strade, i cumuli di mercanzie, le camicie grigie, le pere, la rete, i visi stanchi delle persone, tutto era annerito dalla fuliggine grassa delle locomotive che passavano, brontolando, e dal fumo di tutti i camini degli stabilimenti che erano là, stretti gli uni vicino agli altri, come alberi di una foresta.“Ecco il tuo giorno di festa” pensava Franzi.Ella era ferita e inasprita fino al pianto, come se tutto: la strada grigia, la bruttezza della miseria, la tristezza della povertà, fossero state accumulate in quest'angolo di città straniera per disprezzarla.“Ecco il tuo giorno di festa” diceva in lei una voce chiara. E questa creatura che detestava sognare, che non comprendeva la morte, che non si attaccava che alla realtà, che non voleva conquistare e non desiderava che ciò che si può afferrare, ciò che è vibrante di vita: questa creatura si svegliava qui, nella grigia strada di un quartiere popolare di Praga, Zizkov, che nel crepuscolo confuso di una sera di primavera si prolungava a perdita d'occhio.“Ecco il tuo giorno di festa” pensava Franzi.Ella sentiva che non era solo questo giorno che la condannava, ma la troppo lunga fila di giorni di lavoro, fra cui essa aveva il suo posto: ancora grigio su grigio, come un orfanello in una lunga fila, come un seguito di ore vuote in un mondo vuoto. Vuoto? Non stava più la sua vita sulle ali della musica, la più umana di tutte le arti? Perchè dunque il suo passato restava così freddo, così paurosamente squallido, senza un sorriso, senza un ricordo, senza altro che tante pagine voltate, in un gran quaderno di musica? Aveva sempre suonato per se stessa e per la propria soddisfazione. A finestre e porte chiuse si era ubriacata di musica come di un vizio segreto.Che significato aveva per lei? Tanto? Ancora ieri ella vi aveva trovato consolazione, speranza, entusiasmo e pace, terra e cielo, letizia e dolore. Oggi tutto era lontano. Nessuno mai l'aveva ascoltata; mai nessuna delle sue parole si era riflessa nel sorriso di un'altra creatura; mai nessuno era stato dietro a lei e le aveva passato la mano sulla spalla all'ultimo accordo del pianoforte...”
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“Aspettava da se stessa il sovrumano e dalla vita l'infinito. Ciò dava uno splendore di conquista ai suoi occhi, la forza al suo corpo fragile e finemente modellato, la bellezza ai suoi lineamenti rigidi. Ma ciò la rendeva vuota e fredda fino alla durezza, suscettibile fino alla punta delle dita e, come tutti gli orgogliosi, indifesa come un bambino nel profondo del suo cuore”
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“Gli esseri giovani hanno un'energia illimitata. Franziska non conosceva la vita, e non conosceva l'arte: ella credeva di poterle forzare ambedue, con le sue mani vuote.”
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