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Eugenio Montale

Eugenio Montale was born on October 12, 1896 in Genoa, Italy. He was the youngest son of Domenico Montale and Giuseppina (Ricci) Montale. They were brought up in a business atmosphere, as their father was a trader in chemicals. Ill health cut short his formal education and he was therefore a self-taught man free from conditioning except that of his own will and person. He spent his summers at the family villa in a village. This small village was near the Ligurian Riviera, an area which has had a profound influence on his poetry and other works. Originally Montale aspired to be an opera singer and trained under the famous baritone Ernesto Sivori. Surprisingly he changed his profession and went on to become a poet who can be considered the greatest of the twentieth century’s Italian poets and one who won the prestigious Nobel Prize in Literature in 1975 "for his distinctive poetry which, with great artistic sensitivity, has interpreted human values under the sign of an outlook on life with no illusions."


“Eppure resta che qualcosa è accaduto, forse un niente che è tutto.”
Eugenio Montale
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“Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scalee ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.Il mio dura tuttora, né più mi occorronole coincidenze, le prenotazioni,le trappole, gli scorni di chi credeche la realtà sia quella che si vede.Ho sceso milioni di scale dandoti il braccionon già perché con quattr'occhi forse si vede di più.Con te le ho scese perché sapevo che di noi duele sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,erano le tue.”
Eugenio Montale
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“No writer in our time has been more isolated than Kafka, and yet few have achieved communication as well as he did.”
Eugenio Montale
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“Accadeche le affinità d'anima non giunganoai gesti e alle parole ma rimanganoeffuse come un magnetismo. Ѐ raroma accade.Può darsiche sia vera soltanto la lontananza,vero l'oblio, vera la foglia seccapiù del fresco germoglio. Tanto e altropuò darsi o dirsi.Comprendola tua caparbia volontà di essere sempre assenteperché solo così si manifestala tua magia. Innumeri le astuzieche intendo.Insistonel ricercarti nel fuscello e mainell'albero spiegato, mai nel pieno, semprenel vuoto: in quello che anche al trapanoresiste.Era o non erala volontà dei numi che presidianoil tuo lontano focolare, stranimultiformi multanimi animali domestici;fors'era così come mi parevao non era.Ignorose la mia inesistenza appaga il tuo destino,se la tua colma il mio che ne trabocca,se l'innocenza è una colpa oppuresi coglie sulla soglia dei tuoi lari. Di me,di te tutto conosco, tuttoignoro.”
Eugenio Montale
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“Ty wiesz: raz jeszcze ciebie stracić muszę i nie mogę.Jak celny strzał trafia mnie i niepokoikażda praca, krzyk każdy, a także słonypodmuch, co to zawitał znad brzegów lecąc i wiosnę ponurą czynina Sottoripa.Kraina żelastwa i masztów lasemsterczących w tumanach wieczoru.Przydługi zgrzyt dobiega gdzieś z dali,jak paznokciem po szkle tak drażni. Znaku szukamzagubionego, jedynej poręki, jaką bez cieniażalu złożyłaś mi w darze.I piekło jest bez wątpienia.”
Eugenio Montale
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“Esterina, i vent’anni ti minacciano,grigiorosea nubeche a poco a poco in sé ti chiude.Ciò intendi e non paventi.Sommersa ti vedremonella fumea che il ventolacera o addensa, violento.Poi dal fiotto di cenere usciraiadusta più che mai,proteso a un’avventura più lontana l’intento viso che assembral’arciera Diana.Salgono i venti autunni,t’avviluppano andate primavere;ecco per te rintoccaun presagio nell’elisie sfere. Un suono non ti rendaqual d’incrinata broccapercossa!; io prego siaper te concerto ineffabiledi sonagliere.La dubbia dimane non t’impaura.Leggiadra ti distendi sullo scoglio lucente di sale e al sole bruci le membra.Ricordi la lucertolaferma sul masso brullo;te insidia giovinezza,quella il lacciòlo d’erba del fanciullo.L’acqua’ è la forza che ti tempra, nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi: noi ti pensiamo come un’alga, un ciottolocome un’equorea creaturache la salsedine non intaccama torna al lito più pura.Hai ben ragione tu!Non turbaredi ubbie il sorridente presente.La tua gaiezza impegna già il futuroed un crollar di spalledirocca i fortilizîdel tuo domani oscuro.T’alzi e t’avanzi sul ponticelloesiguo, sopra il gorgo che stride:il tuo profilo s’incidecontro uno sfondo di perla.Esiti a sommo del tremulo asse,poi ridi, e come spiccata da un ventot’abbatti fra le bracciadel tuo divino amico che t’afferra. Ti guardiamo noi, della razza di chi rimane a terra”
Eugenio Montale
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“Zszedłem, podając ci ramię, co najmniej z miliona schodówi teraz, kiedy cię nie ma, jest pusto na każdym stopniu.I w ten sposób krótka była nasza wspólna podróż.Moja trwa nadal, choć już nie potrzebujępołączeń i rezerwacji, pułapek, które szydzą z tych, co uważają,że rzeczywistość jest tym, co się widzi.Zszedłem z miliona schodów, podając ci ramięnie dlatego, że czworgiem oczu więcej można zobaczyć.Schodziłem z tobą, bo przecież wiedziałem, że prawdziwe źrenice, choć takie zaćmione,z nas dwojga miałaś ty.”
Eugenio Montale
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“E andando nel sole che abbagliasentire con triste meravigliacom'è tutta la vita e il suo travaglioin questo seguitare una muragliache ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.”
Eugenio Montale
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