Salvatore Satta, scrittore e giurista, nasce a Nuoro il 9 agosto 1902, ultimo figlio di Satta Salvatore, notaio di Nuoro, e di Galfrè Valentina.
Consegue il diploma di licenza liceale presso il Liceo "Azuni" di Sassari nel 1920 e si laurea in Giurisprudenza col massimo dei voti e la lode nell'Ateneo della stessa città nel 1924, discutendo la tesi sul Sistema revocativo fallimentare.
Una malattia lo costringe ad interrompere il tirocinio di avvocato presso il noto giurista milanese Marco Tullio Zanzucchi e a ricoverarsi per circa due anni nel sanatorio di Merano, dove scrive La veranda, un romanzo sulla propria e altrui sofferenza.
Nel 1932 consegue la libera docenza all'Università di Camerino dove riceve l'incarico per l'insegnamento di Diritto Processuale Civile. Successivamente diventa titolare di cattedra a Macerata, Padova, Genova e, infine, a Roma.
Si sposa a Trieste nel 1939 con Laura Boschian, un'assistente volontaria alla cattedra di Letteratura Russa, dalla quale avrà due figli, Filippo e Gino.
Pubblica numerosi studi giuridici tra cui un monumentale Commentario al Codice di Procedura Civile e Diritto processuale civile, un'opera complessa in cinque volumi che gli conferisce una certa notorietà nell'ambiente dei giuristi.
Fra il '44 e il '45 scrive il De profundis, mirabile affresco sulla condizione umana, originato dalle riflessioni sulla negativa esperienza maturata durante il periodo della guerra.
Nello stesso anno viene nominato Pro-rettore all'Università di Trieste e a tale titolo pronuncia il Discorso Inaugurale per l'anno accademico 1945/46, rimasto celebre per lo spiccato spirito democratico che lo anima e per la sottesa polemica posizione sia nei confronti del fascismo che del comunismo.
Tra le sue opere vanno ricordate anche: Poesia e verità nella vita del notaio, pubblicato in Vita notarile del 1955, Soliloqui e colloqui di un giurista del 1968, Quaderni del diritto e del processo civile del 1969 e diversi manuali ed articoli di carattere giuridico pubblicati su riviste e quotidiani.
Nel 1970 inizia il suo capolavoro Il giorno del giudizio, pubblicato postumo nel 1977 dalla Casa Editrice Cedam, specializzata in pubblicazioni giuridiche. Inizialmente il romanzo passa sotto silenzio ed è quasi totalmente ignorato dalla cosiddetta critica ufficiale. Si deve a Roberto Calasso, dietro segnalazione del professor Mercadante, il successivo rilancio dell'opera da parte della Casa editrice milanese Adelphi che la pubblica nel 1979, con un'operazione pubblicitaria tra le più efficaci degli ultimi anni, creando uno dei casi letterari del secolo.
Il libro suscita sconcerto e malcontento sopiattutto a Nuoro, dove molti si riconoscono nei personaggi descritti.
Oggi il romanzo, tradotto in diciassette lingue, è considerato un'opera letteraria di grande spessore e riscuote ampi consensi da parte della critica più qualificata.
Colpito da un male incurabile, Salvatore Satta muore a Roma il 19 aprile 1975.