“Quel giorno avevo una sensazione struggente, come di un lutto anticipato. Ciò che avevo di più caro era stato schiacciato come un prato di fiori di campo, raso al suolo per fare posto a un giardino ben curato. Neppure quando studiavo negli Stati Uniti avevo mai provato nulla del genere. In tutti quegli anni mi ero tenuta saldamente aggrappata alla certezza che la mia casa, il mio paese mi appartanevano, e potevo tornarci ogni volta che volevo. E fu solo quando infine vi feci ritorno che compresi il vero significato dell'esilio. Camminando per quelle strade che amavo e ricordavo con tanto affetto, era come se stessi calpestando i miei ricordi.”
“Seduto al bar con lei non ero riuscito a dire praticamente nulla. Nemmeno che avevo il suo guanto a casa. Avrei voluto chiederle il numero di telefono, l'e-mail, ma non ne avevo il coraggio. Lei mi aveva invitato a bere un caffè prima di partire, come se volesse chiudere, con me, una fase della sua vita. È solo che, quando capisci che è tardi, faresti di tutto per recuperare. In realtà, ho sempre avuto paura di disturbare. Come da piccolo, in casa d'altri, quando mi chiedevano se volevo un bicchiere d'acqua, anche se avevo sete rispondevo: "No, grazie". Quando qualcuno mi offriva qualcosa, prima ancora che finisse la frase avevo già detto di no. Nella vita ho sempre avuto paura di essere di peso, di essere una scocciatura. Questa è una vera fregatura.”
“(…), il giorno in cui mi aveva promesso il Plaza se avessi trovato l'uomo giusto. Quel ricordo mi colmò di gioia invece di farmi piangere. Non avevo trovato l'uomo giusto, ma per la prima volta mi rendevo conto che il messaggio di mio padre non aveva niente a che fare con quello. Lui voleva semplicemente dirmi che avrei trovato la felicità e la serenità e quello che era meglio per me, ma solo dopo aver cercato con impegno e fatica. (…) E poi, aveva voluto dirmi di non avere paura, di non smettere di cercare.”
“Avete mai provato per qualcuno una di quelle irresistibili simpatie che fanno sì che vedendo una persona per la prima volta, credete di conoscerlo da lungo tempo, e vi domandate dove è quando l'abbiate vista, cosicché, non potendo ricordarvi né il luogo né il tempo finite con il credere che sia stato in un mondo anteriore al nostri, e che questa simpatia sia un ricordo che si risvegli?”
“E imparai, con umiltà e fatica, ma imparai quello che dovevo fare, e che sarebbe stato ovvio per un bambino: la vita non è altro che un susseguirsi di tante piccole vite, vissute un giorno alla volta. Si dovrebbe trascorrere ogni giorno cercando la bellezza nei fiori e nella poesia e parlando con gli animali. E nulla può essere migliore di un giorno colmo di sogni e di tramonti e di brezze leggere. Imparai soprattutto che la vita è sedere su una panchina sulla riva di un fiume antico, con la mia mano posata sul suo ginocchio e a volte, nei momenti più dolci, innamorarmi di nuovo.”
“Stamattina ho avuto un'illuminazione: è tutta colpa mia. Il mio errore pià grave è stato di non capire che il tempo passa. Il tempo passava e io ero fissa nell'atteggiamento della sposa ideale di un marito ideale. Invece di rianimare la nostra vita sessuale m'incantavo nel ricordo delle nostre notti di una volta. Mi immaginavo di aver conservato il mio viso e il mio corpo di trent'anni invece di curare il mio fisico. Ho lasciato atrofizzare la mia intelligenza; non mi coltivavo più; mi dicevo: 'più tardi, quando le bambine mi avranno lasciata'. Si, la giovane studentessa che Maurice sposò, che si appassionava agli avvenimenti, alle idee, ai libri, era ben diversa dalla donna di oggi, il cui universo è tutto in queste quattro mura. Ed è vero che avevo la tendenza a imprigionarvi Maurice. credevo che la sua famiglia dovesse bastargli, credevo di averlo tutto per me. In generale davo tutto per scontato, e questo deve averlo seccato, lui che cambia, che mette sempre in questione tutte le cose. La noia non perdona"-Una donna spezzata-”