“Amavo moltissimo la mia Ceinwyn. Anche ora, dopo anni, sorrido quando la penso; a volte, di notte, mi sveglio con le lacrime agli occhi e so di averle versate per lei. Il nostro amore era nato in una vampata di passione e i saggi dicono che simili passioni si spengono sempre, ma la nostra non se era spenta: si era mutata in un amore intenso e duraturo.”
“Quell'estate, secondo il nuovo computo degli anni che ci hanno insegnato i cristiani, era il 497 dopo la nascita di Cristo, ed era un'estate radiosa, splendente di sole.Artù era al vertice, Merlino si scaldava le ossa nel nostro giardino e le nostre tre figlie insistevano perché raccontasse loro sempre nuove storie, Ceinwyn era felice, Ginevra si godeva il suo elegante palazzo nuovo, con i portici e le colonne e il tempio nascosto.Lancillotto se ne stava tranquillo nel suo regno accanto al mare, i sassoni si combattevano tra loro invece di lottare contro di noi, e la Dumnonia era in pace.Eppure, quella del 497 fu anche, come ben ricordo, un'estate di vergogna e di dolore.Fu l'estate di Tristano e Isotta.”
“Eppure sono convinto che Artù sarebbe rimasto in Dumnonia, se avesse ricevuto ciò che desiderava, ossia la gratitudine. Era un uomo orgoglioso e sapeva bene ciò che aveva fatto per il nostro regno, ma era stato ricompensato con astio e malcontento.Erano stati i cristiani a rompere per primi la pace, ma poi, dopo i fuochi di Mai Dun, gli stessi pagani si erano rivoltati contro di lui.Artù aveva dato alla Dumnonia la giustizia, aveva riconquistato gran parte delle Terre Perdute, aveva reso sicure le nuove frontiere e governato con onestà; ma per ricompensa era stato deriso come il Nemico di Dio.”
“Corsi verso di loro. La bimba era fra le braccia della madre, e io lascia cadere la spada, mi sfilai l'elmo e mi inginocchiai lì accanto. - Dian - sussurrai. - Amore mio.Vidi l'anima tremolare ancora nei suoi occhi. Mi vide, Dian mi vide, e vide sua madre, prima di morire. Ci guardò per un istante, poi la sua giovane anima si allontanò leggere come un'ala nel buio, senza rumore, come una fiamma di candela spenta da un soffio di vento. Lavaine le aveva tagliato la gola mentre saltava verso il braccio del fratello e adesso il suo piccolo cuore aveva rinunciato a lottare. Ma riuscì ancora a vedermi, prima di morire. Ne sono certo. Mi vide, poi morì, e io abbracciai lei e sua madre e piansi come un bambino.Piansi per le mia piccola, adorata Dian.”
“- Gli uomini sono degli sciocchi - ha asserito Igraine, poi mi ha guardato di sottecchi. - Tu hai mai tradito Ceinwyn?- No - risposi, ed era la verità.- E non hai mai avuto il desiderio di tradirla?- Oh, molte volte. Il desiderio non scompare con la felicità, mia regina. Inoltre, che merito c'è nella fedeltà, se non viene mai messa alla prova?- Tu pensi che ci sia un merito nella fedeltà? - ha voluto sapere, e io mi sono chiesto quale guerriero giovane e bello della rocca di suo marito avesse attirato il suo sguardo. La gravidanza le avrebbe impedito qualsiasi sciocchezza, per il momento, ma mi preoccupavo di quel che poteva succedere dopo. Forse non sarebbe successo niente, comunque.Le ho sorriso. - Noi vogliamo dai nostri amanti la fedeltà, regina, e perciò, com'è ovvio, anche loro la vogliono da noi. La fedeltà è un dono che offriamo a chi amiamo. Artù l'ha data a Ginevra, ma lei non poteva fare altrettanto. Lei voleva qualcosa di diverso.”
“Non volevo parlare con Artù e non volevo vederlo. Salii sul promontorio e pregai gli dei, implorandoli di tornare in Britannia. Mentre pregavo, gli uomini del Kernow condussero la regina Isotta fino alla baia dove erano in attesa le due scure navi. I guerrieri, però, non la riportarono nel Kenow.Invece di ritornare a casa, la principessa degli Uì Liathàin, quella bambina di quindici anni che correva a piedi nudi nelle onde e che aveva la voce flebile degli spiriti dei marinai nei venti salmastri, fu legata a un palo e attorno a lei venne accumulata la legna gettata sulla riva del mare, che ricopriva la spiaggia di Halcwym, e laggiù, sotto gli occhi implacabili del marito, venne bruciata viva. Il corpo del suo amante venne bruciato sulla stessa pira.[...]Anche ora, quando chiudo gli occhi, a volte rivedo quella bambina uscire dal mare. Con il viso che sorride, il corpo sottile sotto la veste bianca aderente e le mani tese ad abbracciare il suo amante. Non posso sentire il grido di un gabbiano senza rivederla con l'occhio della mente, perché mi perseguiterà fino al giorno della mia morte, e anche dopo, dovunque andrà la mia anima, lei sarà laggiù; una bambina bruciata per ordine di un re, in base alle leggi, nello splendido regno di Camelot.”
“Artù andò alla porta della fucina, la spalancò e fissò il cortile. Niente vi si muoveva, a parte i soliti cani. Si voltò.- Sei un uomo onesto, figlio - ammise a malincuore. - Un uomo onesto. Sono orgoglioso di te. Ma hai un'idea troppo buona del mondo. C'è il male là fuori, il vero male, e tu non ci credi.- Tu ci credevi, quando avevi la mia età?Artù riconobbe con un mezzo sorriso l'acutezza della domanda. - Quando avevo la tua età, credevo di poter rifare il mondo. Credevo che il mondo avesse bisogno solo d'onestà e di gentilezza. Credevo che il trattare bene la gente, il mantenere la pace e il praticare la giustizia sarebbero stati ricompensati con la gratitudine. Credevo che il bene avrebbe annullato il male.Rimase pensieroso per qualche attimo. - Forse pensavo che le persone fossero simili ai cani e che, offrendo loro abbastanza affetto, sarebbero state docili - riprese, amaro. - Ma le persone non sono cani, Gwydre, sono lupi. Un re deve governare migliaia di ambiziosi e ognuno di loro inganna. Sarai adulato e, alle tue spalle, deriso. Ti giureranno fedeltà eterna e intanto trameranno alle tue spalle.Scrollò le spalle. - E se sopravviverai ai complotti, un giorno avrai la barba grigia come me, guarderai la tua vita e ti accorgerai di non aver realizzato niente. Un bel niente. I bambini da te ammirati in braccio alle madri saranno cresciuti e diventati assassini, la giustizia da te imposta sarà in vendita, la gente da te protetta sarà ancora affamata e il nemico da te sconfitto minaccerà ancora i confini.Parlando, era diventato sempre più furioso. Ora con un sorriso addolcì la collera. - É questo che vuoi?Gwydre lo guardò negli occhi. Pensai per un attimo che avrebbe esitato o forse discusso con il padre, invece diede ad Artù una buona risposta.- Quello che voglio, padre, è trattare bene le persone, dare loro la pace e offrire loro giustizia.”