“Quell'estate, secondo il nuovo computo degli anni che ci hanno insegnato i cristiani, era il 497 dopo la nascita di Cristo, ed era un'estate radiosa, splendente di sole.Artù era al vertice, Merlino si scaldava le ossa nel nostro giardino e le nostre tre figlie insistevano perché raccontasse loro sempre nuove storie, Ceinwyn era felice, Ginevra si godeva il suo elegante palazzo nuovo, con i portici e le colonne e il tempio nascosto.Lancillotto se ne stava tranquillo nel suo regno accanto al mare, i sassoni si combattevano tra loro invece di lottare contro di noi, e la Dumnonia era in pace.Eppure, quella del 497 fu anche, come ben ricordo, un'estate di vergogna e di dolore.Fu l'estate di Tristano e Isotta.”
“Amavo moltissimo la mia Ceinwyn. Anche ora, dopo anni, sorrido quando la penso; a volte, di notte, mi sveglio con le lacrime agli occhi e so di averle versate per lei. Il nostro amore era nato in una vampata di passione e i saggi dicono che simili passioni si spengono sempre, ma la nostra non se era spenta: si era mutata in un amore intenso e duraturo.”
“Ago era Robb, Bran, Rickon, sua madre, suo padre e anche Sansa. Ago erano le pareti grigie di Grande Inverno e le risate della sua gente. Ago erano le nevicate estive, le storie della vecchia Nan, era l'albero-cuore con le sue foglie rosse e il terribile volto scolpito nel legno, era l'odore caldo di terra dei giardini coperti, il vento del Nord che faceva sbattere le imposte della sua stanza. Ago era il sorriso di Jon Snow. "Mi spettinava e mi chiamava sorellina" ricordò, e d'un tratto le si riempirono gli occhi di lacrime.”
“Il diametro della bomba era di trenta centimetri e il diametro del suo raggio d'azione era di circa sette metri, con quattro morti e undici feriti... E non parliamo nemmeno del pianto degli orfani che si leva fino al trono di Dio e ben oltre, creando un creando un cerchio senza fine e senza Dio.”
“Eppure sono convinto che Artù sarebbe rimasto in Dumnonia, se avesse ricevuto ciò che desiderava, ossia la gratitudine. Era un uomo orgoglioso e sapeva bene ciò che aveva fatto per il nostro regno, ma era stato ricompensato con astio e malcontento.Erano stati i cristiani a rompere per primi la pace, ma poi, dopo i fuochi di Mai Dun, gli stessi pagani si erano rivoltati contro di lui.Artù aveva dato alla Dumnonia la giustizia, aveva riconquistato gran parte delle Terre Perdute, aveva reso sicure le nuove frontiere e governato con onestà; ma per ricompensa era stato deriso come il Nemico di Dio.”
“Se lui avesse potuto dire il suo nome ancora una volta, a voce così bassa da poterla sentire invece che ascoltarla.Se lo avesse fatto, così piano da non permettere alla veglia di ricordarle perché quel suono non poteva più renderla felice.Se solo non avesse mai smesso di piovere.Eloise, sei sveglia?Sì, e non voglio.Sotto la mano il cuscino era fresco e morbido, negli spazi tra le sue dita se ne insinuavano altre, calde e dure perché abituate a riempire di lusinghe l'elsa di una spada, non solo la pelle di una donna. Prendeva la sua una mano fatta per accarezzare e per uccidere.Una mano che l'aveva accarezzata, e poi uccisa.«Axel».Forse c'era stato uno scatto di esultanza profonda, perché ridestandosi aveva pronunciato per prima cosa il suo nome.Qualcosa che aveva a che fare col possesso e il riconoscimento.Qualcosa di così profondo che, se non si fosse opposta, avrebbe finito per precipitarvi dentro.Qualcosa che tra loro due era sempre esistito.L'aveva accarezzata.A quanto le avevano raccontato, lui era stata la prima cosa del mondo su cui aveva aperto gli occhi. Un fagottino di neonata, avvolta tra le braccia di un bambinetto di tre anni appena, che sollevava di colpo le palpebre incontrando per la prima volta due occhi blu pieni di amore e trionfo fissi su di lei.E poi uccisa.Una cicatrice che si risvegliava pulsando, lo spettro di dolore di un arto amputato, che esisteva solo nel ricordo dei nervi e bruciava, bruciava come fuoco.Lui era sete, tanta da accettare di annegare pur di riuscire a bere.«Axel».«Sono qui».”