“Noi leggeveamo un giorno per dilettoDi Lancialotto, come amor lo strinse;Soli eravamo e senza alcun sospettoPer più fiate gli occhi ci sospinseQuella lettura, e scolorocci il viso;Ma solo un punto fu quel che ci vinse.Quando leggemmo il disiato risoEsser baciato da cotanto amante,Questi, che mai da me non fia diviso,La bocca mi baciò tutto tremante.Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:Quel giorno più non vi leggemmo avante."""We were reading one day, to pass the time,of Lancelot, how love had seized him.We were alone, and without any suspicionAnd time and time again our eyes would meetover that literature, and our faces paled,and yet one point alone won us.When we had read how the desired smilewas kissed by so true a lover,This one, who never shall be parted from me,kissed my mouth, all a-tremble.Gallehault was the book and he who wrote itThat day we read no further.”

Dante Alighieri

Dante Alighieri - “Noi leggeveamo un giorno per...” 1

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“Tutto fu ambito e tutto fu tentato. Quel che non fu fatto io lo sognai e tanto era l'ardore che il sogno eguagliò l'atto.”

Gabriele D'Annunzio
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“È il petto di un'altra persona a spalleggiarci, ci sentiamo realmente spalleggiati solo quando abbiamo qualcuno dietro, lo dice la parola stessa, alle nostre spalle, come in inglese, to back, qualcuno che magari non vediamo e che ci copre le spalle col petto che è sul punto di sfiorarci e che alla fine sempre ci sfiora, e a volte, addirittura, questo qualcuno ci mette una mano sulla spalla con la quale ci tranquillizza e al tempo stesso ci sottomette. In questo modo dormono o credono di dormire gran parte delle coppie, dopo la buonanotte i due si girano dallo stesso lato, di modo che uno dà le spalle all'altro per tutto il tempo e si sente spalleggiato da lui o da lei, e quando nel pieno della notte si sveglia di soprassalto per un incubo o non riesce a prender sonno, soffre per la febbre o si crede solo e abbandonato al buio, non deve far altro che voltarsi e vedere, di fronte a sé, il volto di colui che lo protegge, che si lascerà baciare quel che si può baciare in un volto (naso, occhi e bocca; mento, fronte e guance, tutto il volto) o che magari, mezzo addormentato, gli metterà una mano sulla spalla per tranquillizzarlo, o per sottometterlo, o forse per aggrapparsi. (da Un cuore così bianco, pag. 72)”

Javier Marías
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“Mi succede di struggermi un po' tutte le volte che si spezza il tempo alla fine dell'estate: c'è un giorno preciso in cui si capisce che quella stagione è andata e subdolamente ne parte un'altra. Potrà tornare il bel tempo ancora per molti giorni, ma non sarà più lo stesso. Tutti ancora a fare il bagno, a rosolarsi in spiaggia, ma qualcosa è cambiato per sempre, è finito un momento che non tornerà, perché la prossima sarà sicuramente un'altra estate e mi viene da piangere senza un motivo reale ma solo per l'idea dei cambiamenti ineluttabili, non perché è brutto ma proprio perché è bello.”

Serena Dandini
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“Di pomeriggio dormo e quando non riesco a dormire, chiudo gli occhi e immagino di essere dinuovo nella casa abbandonata al 37 di Brooks Street con Alex sdraiato accanto a me. Cerco diattraversare la cortina; immagino di poter in qualche modo disfare i giorni che sono passati dalla nostrafuga, di poter riparare quello strappo nel tempo, di potermi riprendere Alex.Ma ogni volta che riapro gli occhi sono ancora qui, su un materasso per terra, e ho ancora fame. Alex è vivo. Soltanto un altro sforzo, solo uno sprint finale, e vedrai.Quando Hana e io facevamo parte della squadra di atletica leggera, c’inventavamo giochetti mentalicome questi per mantenere lo stimolo. La corsa è uno sport mentale, più di qualsiasi altra cosa. Seibravo solo quanto il tuo allenamento, e il tuo allenamento è buono solo quanto il tuo modo di pensare.Se fai tutti e dodici i chilometri senza camminare, prenderai dieci in storia. Questo è il genere di cosache dicevamo l’una all’altra. A volte funzionava, a volte no. A volte ci arrendevamo, ridendo,all’undicesimo chilometro, dicendo Ooops! Ecco che sfuma il nostro voto di storia.Il fatto era che non ci interessava poi tanto. Un mondo senza amore è anche un mondo senzaobiettivi.Alex è vivo. Spingi, spingi, spingi.....Non sono pazza. Lo so che non è vivo, non può esserlo. Non appena termino la corsa e torno nelseminterrato della chiesa, mi colpisce come un muro la stupidità di tutto questo, la sua inutilità. Alex èandato e nessun allenamento, o corsa, o sofferenza me lo riporterà mai.Lo so. Ma il fatto è questo: mentre corro, c’è sempre quella frazione di secondo in cui il dolore mi statraggendo e riesco a malapena a respirare e vedo soltanto colori e macchie e in quella frazione disecondo, proprio mentre il dolore è insopportabile e diventa troppo, e c’è un calor bianco che mi attraversa, vedo qualcosa alla mia sinistra, un guizzo di colore (capelli rossicci, che ardono, una coronadi foglie) e in quel momento so che se soltanto voltassi la testa lo vedrei lì, che ride e mi guarda, abraccia aperte.Non volto mai la testa per guardarlo, ovviamente. Ma un giorno lo farò. Un giorno lo farò e lui saràtornato, e tutto andrà a posto.E fino a quel momento: corro. Mi viene in mente, a quel punto, che anche le persone sono piene di tunnel: spazi bui e tortuosi ecaverne; impossibile conoscere tutti i posti dentro di loro. Impossibile anche soltanto immaginarli”

Lauren Oliver
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“Qui giace Francis TurnerSu Mary, non stare lì impalata, appoggia quei fiori e siediti. [...] Mi hanno assegnato un bel posto, non trovi? [...] Passo le giornate a seguire tutto il viavai che c’è là fuori, non mi pare neanche di essere morto. Dai su, Mary, non fare così. Asciugati, da brava. Tu non potevi saperlo. Nessuno può pensare di uccidere qualcuno con un bacio. Sei stata spontanea e nient’altro. Ti sei sentita di farlo e, così, all’improvviso, dopo che tutte le cose lasciavano credere che non l’avresti mai fatto, mi hai baciato. Non hai usato un coltello, né una pistola. Non avevi una capsula di cianuro nascosta in bocca. Hai semplicemente appoggiato piano le tue labbra sulle mie. Devi smetterla di fartene una colpa. Io non ti avevo detto nulla, forse avrei dovuto ma ho preferito rischiare. Ho passato tutta la vita a controllarmi, con te ho voluto rischiare. Non avevo incontrato niente fino a quel momento che lo meritasse più della signorina Mary Iggins e non mi pento di averlo fatto. Tutta la mia infanzia se n'è andata con me seduto in tribuna che la guardavo sfilare. [...] Capisci, Mary, per tutta la vita, giorno dopo giorno —un giorno dopo l'altro, uno dopo l'altro e dopo l'altro e dopo l'altro e dopo ancora uno e ancora uno e ancora uno...— io sono rimasto a guardare. I miei genitori mi hanno spiegato subito come stavano le cose. Niente palla avvelenata, niente nascondino, niente capanna sull'albero, niente grandi emozioni. Un'esistenza protetta da spettatore, questo mi toccava e io questo ho preso. Fino a che ti ho conosciuta. [...] Voglio dire, sì, fare quella cosa lì mi mancava moltissimo, però mi pareva di immaginare abbastanza bene come sarebbe stato. Il finale almeno, lo conoscevo anche io: un piacere che ti svuota, un crollo di tensione dalle ginocchia alle radici dei capelli. L'inizio invece, il momento del vero inizio, quando le mani sono ancora al loro posto e i vestiti anche, quando le bocche parlano solo come azione diversiva intanto che gli occhi scrutano i pensieri dell'altro, ecco insomma, il momento, l'attimo che precede il primo bacio, lo desideravo come la rivelazione di uno stato superiore di conoscenza, che in fondo spettava anche a me, in quanto essere umano. Dopo il bacio vengono un sacco di altri bei momenti, ma sono —così pensavo— una conseguenza abbastanza automatica del primo esaltante contatto da cui sono scaturiti. Finire a letto dopo che ci si è baciati dev'essere splendido ma non è certo sorprendente, mai almeno quanto l'attimo in cui l'altro, un individuo in tutto e per tutto sconosciuto fino a un secondo prima, accetta di schiudere le labbra mentre ti avvicini. Il bacio, baciare la donna che desideravo, era ciò che più avrebbe messo a rischio la mia vita, ma era anche la scommessa più emozionante. Io l'avevo fatta con te, Mary. E avevo perso. [...] Di nuovo il silenzio della sera prima. E tu che ti avvicini centimetro dopo centimetro, tenendo gli occhi nei miei, sollevando il mento verso un luogo che, contro ogni aspettativa, contro ogni più libera immaginazione, sembrava essere proprio la mia bocca. Che gioia immensa, l'attimo dell'intenzione tradita. Lo stavi facendo, lo stavi proprio facendo. La gente non si era ancora accorta di niente, e neanche tu. Non potevi aver sentito il colpo. Un solo tum. E poi tutto fermo, non un battito, non un rumore, tutto già finito dentro di me, mentre il nostro amore cominciava. No, niente cianuro, ma il sapore delle tue labbra, della tua saliva, è stato un'arma forse ancora più potente. È così, Mary. Piangi pure se vuoi, ma il mio cuore è esploso per colpa tua, il mio cuore è esploso grazie a te. Vedo perfettamente la tua bocca ancora schiusa mentre cado, l'interno lucido, buio, gli occhi di una donna che, senza saperlo, ha appena messo la morte sulle labbra di un uomo. Qui, sulla collinetta di Spoon River, di amori letali ne sentirai raccontare. Ma il nostro, Mary —forse era questo che volevi sentirmi dire— è stato davvero unico.”

Mauro Covacich
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