“Il ragazzo atterrò sulla pietra e quando di- stese le gambe, mi accorsi di quanto era alto. I suoi occhi m’in- chiodarono. Non sapevo cosa fare. Continuava a fissarmi, e io lo stesso, rigida come una statua, ma non per paura. Non riuscivo ad avere paura vicino a lui e nonostante l’atteggiamento, mi sentivo fatta d’aria, tanto che, con un paio di ali, avrei potuto volare via.Il suo viso era bellissimo. Le labbra sottili, gli zigomi scolpiti nel granito, sentii le guance roventi. L’unica maledizione che riu- scivo a vedere era l’incanto del suo viso, troppo bello per non volerlo ammirare ogni giorno, minuto, istante. E i suoi occhi...”