“Io non mento a me stesso per ingannarmi. Mento a me stesso per crederci. So come mi sento e perché. Conosco ogni micromovimento, avvisaglia, sintomo o rumore del mobbing dell’infelicità. Quello smarrimento così caratteristico, che rende l’aria disgustosamente dolciastra, come di pesche andate a male. Quella solitudine definitiva. Quella svalutazione immediata di tutto. Di me stesso, soprattutto.”
“Io sarò anche Satana, Belzebù, quello che vi pare, ma so cos'è il dolore perchè io stesso l'ho provato e lo provo tuttora per la mia solitudine, per l'odio che hai suscitato contro di me. Insomma, ti confesso che quel poveretto mi fa compassione. E che vorrei dargli una mano.”
“Quel po' di senso di colpa che provavo dipendeva dall'immagine di Jennifer sola e umiliata, non dal banale tradimento di Meredith. Per Jennifer io rimanevo un enigma. Rifiutavo di concederle la minima percezione di me, e la ragione posso solo immaginarla: avevo un bisogno disperato di ogni minima briciola del mio ego per vincere la paura di svanire io stesso.”
“Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che è offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso.”
“Fu quella una data memorabile per me, poiché portò a molti mutamenti in me stesso. Avviene la medesima cosa in ogni esistenza. Immaginate un dato giorno distaccato da tutti gli altri, e pensate come avrebbe potuto esserne differente tutto il corso. Fermati, tu che leggi, e rifletti per un istante sulla lunga catena di ferro od oro, di spini o fiori, che non ti avrebbe mai avvinto, se non si fosse formato il primo anello in quell'unica, memorabile giornata.”
“Era quello l'amore, quello che provava in quel momento, quell'ansia palpitante, quella sete inestinguibile di lei, quella pace profonda dell'anima e allo stesso tempo quell'inquietudine incontrollabile, quella felicita e quella paura.”