“Dunque, pare che alle anime viventi possano toccare due sorti: c'è chi nasce ape, e chi nasce rosa...Che fa lo sciame delle api, con la sua regina? Va, e ruba a tutte le rose un poco di miele, per portarselo nell'arnia, nelle sue stanzette. E la rosa? La rosa l'ha in se stessa, il proprio miele: miele di rose, il più adorato, il più prezioso! La cosa più dolce che innamora essa l'ha già in se stessa: non le serve cercarla altrove. Ma qualche volta sospirano di solitudine, le rose, questi esseri divini! Le rose ignoranti non capiscono i propri misteri.La prima di tutte le rose è Dio.Fra le due: la rosa e l'ape, secondo me, la più fortunata è l'ape. E l'Ape Regina, poi, ha una fortuna sovrana! Io, per esempio, sono nato Ape Regina. E tu, Wilhelm? Secondo me, tu, Wilhelm mio, sei nato col destino più dolce e col destino più amaro:tu sei l'ape e sei la rosa.”

Elsa Morante

Elsa Morante - “Dunque, pare che alle anime viventi...” 1

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“non c’è niente più pericoloso del lavoro discontinuo; è un’abitudine che se ne va. Abitudine facile a lasciarsi, difficile a riprendersi.Una certa quantità di fantasia è buona come un narcotico a dose discreta. Calma le febbri, talvolta forti, dell’intelletto che lavora, e fa nascere nella mente un vapore molle e fresco, che corregge i contorni troppo aspri del pensiero puro, colma qua e là lacune e intervalli, lega i concetti, smussa gli angoli delle idee. Ma il troppo fantasticare affoga e annoia. Guai al lavoratore della mente che cade completamente dal pensiero nella fantasticheria! Crede di poter risalire agevolmente e pensa che alla fine è la stessa cosa. Errore!Il pensiero è il lavoro dell’intelletto, la fantasticheria ne è la voluttà; sostituire l’una all’altro è confondere il veleno col nutrimento.Già sappiamo che Marius aveva cominciato così. Poi era sopravvenuta la passione e aveva finito di precipitarlo in chimere senza scopo e senza fine. Non usciva più di casa che per andare a fantasticare. Procreazione oziosa, gorgo tumultuoso e stagnante. E a misura che il lavoro diminuiva crescevano i bisogni. E’ una legge. L’uomo fantasioso è naturalmente prodigo e cedevole; la mente sbrigliata non può controllare la sua vita. C’è, in questo modo di vivere, il bene commisto al male, giacché se la mollezza è funesta, la generosità è sana e buona. Ma l’uomo povero, generoso, nobile, se non lavora, è perduto; si inaridiscono le risorse, e sorgono le necessità.China fatale, su cui i più onesti e i più forti sono trascinati come i più deboli e i più viziosi, e che mette capo a uno di questi due precipizi, il suicidio o il delitto.A forza d’uscire di casa per andare a fantasticare, viene un giorno che si esce per andarsi a buttare in acqua. Il sogno eccessivo forma gli Escousse e i Lebras.”

Victori Hugo
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“Tu vivi chiuso in una scatola trasparente, costruita dalle tue paure. Rompila e scoprirai di essere molto più di ciò che credi. [...] Mai fidarti delle apparenze Tomàs. Il mondo che si trova al di là del vetro potrebbe arrivarti deformato. Le pareti della scatola le ha partorite la tua mente e il loro nome comincia sempre per NON. NON posso. NON ce la farò mai. NON dipende da me, la più estesa di tutte. Ma, se guardi in alto, troverai la quarta, che si chiama NON ci credere. [...] Non hai altri limiti di quelli che ti sei posto da solo.”

Massimo Gramellini
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“Ho vissuto molto, e ora credo di aver trovato cosa occorra per essere felici: una vita tranquilla, appartata, in campagna. Con la possibilità di essere utile con le persone che si lasciano aiutare, e che non sono abituate a ricevere. E un lavoro che si spera possa essere di una qualche utilità; e poi riposo, natura, libri, musica, amore per il prossimo. Questa è la mia idea di felicità. E poi, al di sopra di tutto, tu per compagna, e dei figli forse. Cosa può desiderare di più il cuore di un uomo?”

Lev Tolstoj
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“— Dama, — disse una donna anziana, — credo che sia malato il suo cuore, perché spesso avviene che il cuore soffra d'una malattia per la quale nessuna medicina dei mortali può nulla [...]. E c'è un'altra malattia del cuore: quando è afflitto da una qualche onta arrecata al corpo; se ne guarisce allora vendicandosi del misfatto, vendicando onta per onta. Il cuore è la parte più schietta e più pura dell'uomo, e prende su di sé tutte le onte e tutti i mali, perché il corpo altro non è che la dimora del cuore. Ma ora vi dirò la terza malattia dalla quale un cuore puro viene tormentato: è il male dell'amore che non può essere ricambiato. Amore entra passando dagli occhi e dalle orecchie, e se il cuore viene trafitto attraverso uno di questi varchi, gli tocca soffrire eternamente: poiché, quand'anche ottenga ciò che ha tanto anelato, teme comunque di perderlo. Queste sono le malattie del cuore: si guarisce dalla prima e dalla seconda come ho detto; ma la terza è la più pericolosa perché accade che il cuore non voglia guarire [...].”

Jacques Boulenger
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“Lo maggior don che Dio per sua larghezzafesse creando, e a la sua bontatepiù conformato, e quel ch'e' più apprezza,fu de la volontà la libertate;di che le creature intelligenti,e tutte e sole, fuore e son dotate.”

Dante Alighieri
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