“Perfino in quel pomeriggio dovevano esserci stati momenti in cui Daisy non era riuscita a stare all'altezza del sogno, non per sua colpa, ma a causa della vitalità colossale dell'illusione di lui che andava al di là di Daisy, di qualunque cosa. Gatsby vi si era gettato con passione creatrice, continuando ad accrescerla, ornandola di ogni piuma vivace che il vento gli sospingesse a portata di mano. Non c'è fuoco né gelo tale da sfidare ciò che un uomo può accumulare nel proprio cuore.”
“L'uomo non è che un essere mortale, esiste un limite che il coraggio umano non può varcare. Per un attimo il signor Pickwick scrutò attraverso gli occhiali quell'avanzata di massa, poi si girò e non diremo che se la desse a gambe, in primo luogo perché si tratta di un'espressione volgare e in secondo luogo perché la figura del signor Pickwick non era adatta a un tal genere di movimento, ma diciamo che semplicemente trotterellò via con la massima velocità che le gambe gli consentivano, anzi la sua fu una velocità così elevata da non consentirgli di afferrare in pieno, se non troppo tardi, la notevole delicatezza della situazione in cui si trovava.”
“Quel che aveva visto, non era l'occhio ingenuo e semplice d'una bimba, ma un abisso misterioso, che s'era socchiuso e poi rinserrato bruscamente. V'è un giorno in cui ogni fanciulla guarda in quel modo. Disgraziato colui che si trova davanti a quello sguardo!Quel primo sguardo di un'anima che non si conosce ancora è come l'alba nel cielo: è il destarsi di qualche cosa di radioso e d'ignoto. Nulla saprebbe rendere il fascino pericoloso di quel bagliore inatteso, che rischiara vagamente ad un tratto tenebre adorabili e si compone di tutta l'innocenza del presente e di tutta la passione dell'avvenire. È una tenerezza indecisa che si rivela chissà perché e aspetta; è un agguato che l'innocenza tende a sua insaputa e nel quale essa prende i cuori, senza volerlo né saperlo; è una vergine, che guarda come una donna.È raro che là dove esso cade non nasca una profonda meditazione da quello sguardo. Tutta la purezza e ogni ardore si concentrano in quel raggio celeste e fatale, che, più delle occhiate meglio studiate delle civette, ha il magico potere di far sbocciare subitamente nel fondo di un'anima quel fiore cupo, pieno di profumi e veleni, che si chiama l'amore.”
“Dicono che il privato è politico; non è vero, naturalmente. Anzi, al centro della lotta per i diritti politici c'è proprio il desiderio di proteggere noi stessi, di impedire al politico di intromettersi nella vita privata. Pubblico e privato sono legati da un rapporto di interdipendenza, ma ciò non significa che siano la stessa cosa. Il regno dell'immaginazione è come un ponte che li modifica di continuo l'uno rispetto all'altro. Il re filosofo di Platone lo sapeva, e così il nostro censore cieco; non c'è quindi da stupirsi che il primo obiettivo della Repubblica Islamica fosse quello di eliminare il confine tra i due ambiti, finendo per distruggerli entrambi.”
“La morte (o la sua allusione) rende preziosi e patetici gli uomini. Questi si commuovono per la loro condizione di fantasmi; ogni atto che compiono può esser l'ultimo; non c'è volto che non sia sul punto di cancellarsi come il volto d'un sogno. Tutto, tra i mortali, ha il valore dell'irrecuperabile e del casuale. Tra gl'Immortali, invece, ogni atto (e ogni pensiero) è l'eco d'altri che nel passato lo precedettero, senza principio visibile, o il fedele presagio di altri che nel futuro lo ripeteranno fino alla vertigine. Non c'è cosa che non sia come perduta tra infaticabili specchi. Nulla può accadere una sola volta, nulla è preziosamente precario. Ciò ch'è elegiaco, grave, rituale, non vale per gli Immortali.”
“E io che c'entro?", disse Gabriel, rilanciando il foglio a Kaitlyn. Era sdraiato sul letto a leggere una rivista di automobili - vetture di lusso. "Non è un problema mio". Kaitlyn afferrò il foglio a mezz'aria. Aveva dovuto ricorrere a tutto il suo autocontrollo per entrare in quella stanza. Probabilmente non avrebbe dovuto farlo, ma in quel momento non riusciva ad affrontare Rob da sola, e Anna era al telefono con i suoi familiari dall'ora di cena. Kaitlyn si sforzò di mantenere la calma. "Se c'è qualcosa di vero in quello che sostiene Marisol, allora è un problema di tutti", disse a Gabriel con fermezza. "E tu sei stato l'unico a dire che qui c'era qualcosa che non andava". Il ragazzo si strinse nelle spalle. "E allora?". Kait aveva voglia di urlare. "Tu sei convinto che ci sia qualcosa che non va - ma non t'importa di scoprirlo? Non vuoi fare niente?". Un accenno di sorriso baleno sulle labbra di Gabriel. "Certo che voglio fare qualcosa. Farò quello che so fare meglio". Kaitlyn non voleva dargli soddisfazione, ma non riuscì a nascondere la propria curiosità. Anche se si sentiva ridotta a fare la spalla di un comico, buttò lì la domanda: "E cosa sarebbe?" "Pensare a me stesso", rispose compiaciuto Gabriel. Gli occhi neri scintillarono di maligna soddisfazione.”