“ANNIVERSARIOSappi - e forse lo sai, nel camposanto -la bimba dalle lunghe anella d'oro,e l'altra che fu l'ultimo tuo pianto,sappi ch'io le raccolsi e che le adoro.Per lor ripresi il mio coraggio affranto,e mi detersi l'anima per loro:hanno un tetto, hanno un nido, ora, mio vanto;e l'amor mio le nutre, e il mio lavoro.Non son felici, sappi, ma serene:il lor sorriso ha una tristezza pia:io le guardo - o mia sola erma famiglia! -e sempre a gli occhi sento che mi vienequella che ti bagnò nell'agonianon terminata lagrima le ciglia.31 di dicembre 1890”

Giovanni Pascoli

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“I GATTICIE vi rivedo, o gattici d'argento,brulli in questa giornata sementina:e pigra ancor la nebbia mattutinasfuma dorata intorno ogni sarmento.Gia vi schiudea le gemme questo ventoche queste foglie gialle ora mulina;e io che al tempo allor gridai, Cammina,ora gocciare il pianto in cuor mi sento.Ora, le nevi inerti sopra i monti,e le squallide pioggie, e le lunghe iredel rovaio che a notte urta le porte,e i brevi dì che paiono tramonti.infiniti, e il vanire e lo sfiorire,e i crisantemi, il fiore della morte.”


“L'ASSIUOLODov'era la luna? ché il cielonotava in un'alba di perla,ed ergersi il mandorlo e il meloparevano a meglio vederla.Venivano soffi di lampida un nero di nubi laggiù;veniva una voce dai campi:chiù...Le stelle lucevano raretra mezzo alla nebbia di latte:sentivo il cullare del mare,sentivo un fru fru tra le fratte;sentivo nel cuore un sussulto,com'eco d'un grido che fu.Sonava lontano il singulto:chiù...Su tutte le lucide vettetremava un sospiro di vento;squassavano le cavallettefinissimi sistri d'argento(tintinni a invisibili porteche forse non s'aprono più?...);e c'era quel pianto di morte...chiù...”


“– Ti amo – le disse a voce bassa e ardente – Ti amo con tutto quello che sono, con tutto quello che sono stato e con tutto quello che spero di essere. – Colin… – Ti amo con il mio passato e ti amo per il mio futuro. – La baciò dolcemente sulle labbra – Ti amo per i figli che avremo e per gli anni che vivremo insieme. Ti amo con tutto me stesso e per ognuno dei miei sorrisi e, più ancora, per tutto ciò che sei e per ogni tuo sorriso.”


“IL NUNZIOUn murmure, un rombo...Son solo: ho la testaconfusa di tetripensieri. Mi destaquel murmure ai vetri.Che brontoli, o bombo?che nuove mi porti?E cadono l'oregiù giù, con un lentogocciare. Nel cuorelontane risentoparole di morti...Che brontoli, o bombo?che avviene nel mondo?Silenzio infinito.Ma insiste profondo,solingo smarritoquel lugubre rombo.”


“PIANO E MONTEIl disco, grandissimo, penderossastro in un latte d'opale:e intaglia le case ed accendei lecci nel nero viale;che fumano, come foreste,di polvere gialla e vermiglia:s'annuvola in rosa e celestequel botro color di conchiglia.Qua lampi di vetri, qua lentecantate, qua grida confuse:là placido il muto orïentenell'ombra dei monti si chiuse.Si vedono opache le vette,è pace e silenzio tra i monti:un breve squittir di civette,un murmure lungo di fonti:via via con fragore interrottosi serra la casa tranquilla:è chiusa: nel bianco salottola tacita lampada brilla.”


“NOVEMBREGemmea l'aria, il sole così chiaroche tu ricerchi gli albicocchi in fiore,e del prunalbo l'odorino amarosenti nel cuore...Ma secco è il pruno, e le stecchite piantedi nere trame segnano il sereno,e vuoto il cielo, e cavo al piè sonantesembra il terreno.Silenzio, intorno: solo, alle ventate,odi lontano, da giardini ed orti,di foglie un cader fragile. È l'estate,fredda, dei morti.”