“ARANOAl campo, dove roggio nel filarequalche pampano brilla, e dalle frattesembra la nebbia mattinal fumare,arano: a lente grida, uno le lentevacche spinge; altri semina; un ribattele porche con sua marra pazïente;ché il passero saputo in cor già gode,e il tutto spia dai rami irti del moro;e il pettirosso: nelle siepi s'odeil suo sottil tintinno come d'oro.”

Giovanni Pascoli

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“L'ASSIUOLODov'era la luna? ché il cielonotava in un'alba di perla,ed ergersi il mandorlo e il meloparevano a meglio vederla.Venivano soffi di lampida un nero di nubi laggiù;veniva una voce dai campi:chiù...Le stelle lucevano raretra mezzo alla nebbia di latte:sentivo il cullare del mare,sentivo un fru fru tra le fratte;sentivo nel cuore un sussulto,com'eco d'un grido che fu.Sonava lontano il singulto:chiù...Su tutte le lucide vettetremava un sospiro di vento;squassavano le cavallettefinissimi sistri d'argento(tintinni a invisibili porteche forse non s'aprono più?...);e c'era quel pianto di morte...chiù...”


“PIOGGIACantava al buio d’aia in aia il gallo.E gracidò nel bosco la cornacchia:il sole si mostrava a finestrelle.Il sol dorò la nebbia della macchia,poi si nascose; e piovve a catinelle.Poi tra il cantare delle raganelleguizzò sui campi un raggio lungo e giallo.Stupìano i rondinotti dell’estatedi quel sottile scendere di spille:era un brusìo con languide sorsatee chiazze larghe e picchi a mille a mille;poi singhiozzi, e gocciar rado di stille:di stille d’oro in coppe di cristallo.”


“ANNIVERSARIOSappi - e forse lo sai, nel camposanto -la bimba dalle lunghe anella d'oro,e l'altra che fu l'ultimo tuo pianto,sappi ch'io le raccolsi e che le adoro.Per lor ripresi il mio coraggio affranto,e mi detersi l'anima per loro:hanno un tetto, hanno un nido, ora, mio vanto;e l'amor mio le nutre, e il mio lavoro.Non son felici, sappi, ma serene:il lor sorriso ha una tristezza pia:io le guardo - o mia sola erma famiglia! -e sempre a gli occhi sento che mi vienequella che ti bagnò nell'agonianon terminata lagrima le ciglia.31 di dicembre 1890”


“PIANO E MONTEIl disco, grandissimo, penderossastro in un latte d'opale:e intaglia le case ed accendei lecci nel nero viale;che fumano, come foreste,di polvere gialla e vermiglia:s'annuvola in rosa e celestequel botro color di conchiglia.Qua lampi di vetri, qua lentecantate, qua grida confuse:là placido il muto orïentenell'ombra dei monti si chiuse.Si vedono opache le vette,è pace e silenzio tra i monti:un breve squittir di civette,un murmure lungo di fonti:via via con fragore interrottosi serra la casa tranquilla:è chiusa: nel bianco salottola tacita lampada brilla.”


“NOVEMBREGemmea l'aria, il sole così chiaroche tu ricerchi gli albicocchi in fiore,e del prunalbo l'odorino amarosenti nel cuore...Ma secco è il pruno, e le stecchite piantedi nere trame segnano il sereno,e vuoto il cielo, e cavo al piè sonantesembra il terreno.Silenzio, intorno: solo, alle ventate,odi lontano, da giardini ed orti,di foglie un cader fragile. È l'estate,fredda, dei morti.”


“I GATTICIE vi rivedo, o gattici d'argento,brulli in questa giornata sementina:e pigra ancor la nebbia mattutinasfuma dorata intorno ogni sarmento.Gia vi schiudea le gemme questo ventoche queste foglie gialle ora mulina;e io che al tempo allor gridai, Cammina,ora gocciare il pianto in cuor mi sento.Ora, le nevi inerti sopra i monti,e le squallide pioggie, e le lunghe iredel rovaio che a notte urta le porte,e i brevi dì che paiono tramonti.infiniti, e il vanire e lo sfiorire,e i crisantemi, il fiore della morte.”