“NOTTE Dl VENTOAllora sentii che non c'era,che non ci sarebbe mai più...La tenebra vidi più nera,più lugubre udii la bufera...uuh... uuuh... uuuh..Venia come un volo di spetri,gridando ad ogni émpito più:un fragile squillo di vetriseguiva quelli ululi tetri...uuh... uuuh... uuuh..Oh! solo nell'ombra che portaquei gridi... (chi passa laggiù?)Ohl solo nell'ombra già mortaper sempre... (chi batte alla porta?)uuh... uuuh... uuuh...”
“L'ASSIUOLODov'era la luna? ché il cielonotava in un'alba di perla,ed ergersi il mandorlo e il meloparevano a meglio vederla.Venivano soffi di lampida un nero di nubi laggiù;veniva una voce dai campi:chiù...Le stelle lucevano raretra mezzo alla nebbia di latte:sentivo il cullare del mare,sentivo un fru fru tra le fratte;sentivo nel cuore un sussulto,com'eco d'un grido che fu.Sonava lontano il singulto:chiù...Su tutte le lucide vettetremava un sospiro di vento;squassavano le cavallettefinissimi sistri d'argento(tintinni a invisibili porteche forse non s'aprono più?...);e c'era quel pianto di morte...chiù...”
“IL NUNZIOUn murmure, un rombo...Son solo: ho la testaconfusa di tetripensieri. Mi destaquel murmure ai vetri.Che brontoli, o bombo?che nuove mi porti?E cadono l'oregiù giù, con un lentogocciare. Nel cuorelontane risentoparole di morti...Che brontoli, o bombo?che avviene nel mondo?Silenzio infinito.Ma insiste profondo,solingo smarritoquel lugubre rombo.”
“X AGOSTOSan Lorenzo , io lo so perché tantodi stelle per l'aria tranquillaarde e cade, perché si gran piantonel concavo cielo sfavilla.Ritornava una rondine al tetto:l'uccisero: cadde tra i spini;ella aveva nel becco un insetto:la cena dei suoi rondinini.Ora è là, come in croce, che tendequel verme a quel cielo lontano;e il suo nido è nell'ombra, che attende,che pigola sempre più piano.Anche un uomo tornava al suo nido:l'uccisero: disse: Perdono;e restò negli aperti occhi un grido:portava due bambole in dono.Ora là, nella casa romita,lo aspettano, aspettano in vano:egli immobile, attonito, additale bambole al cielo lontano.E tu, Cielo, dall'alto dei mondisereni, infinito, immortale,oh! d'un pianto di stelle lo inondiquest'atomo opaco del Male!”
“Esistono molti tipi di deserto, pensava Scheggia. Ma i più desolati sono quelli dove non c'è sabbia. Sono quelli della nostra mente, quelli che ci circondano quando le cose incominciano ad andare male, quelli che leggiamo negli occhi di chi ci saluta ma guarda altrove, di chi ci stringe la mano morbidamente ma sorride in modo strano, di chi dice di credere in noi e sta già pensando come fregarci.”
“Tu vivi chiuso in una scatola trasparente, costruita dalle tue paure. Rompila e scoprirai di essere molto più di ciò che credi. [...] Mai fidarti delle apparenze Tomàs. Il mondo che si trova al di là del vetro potrebbe arrivarti deformato. Le pareti della scatola le ha partorite la tua mente e il loro nome comincia sempre per NON. NON posso. NON ce la farò mai. NON dipende da me, la più estesa di tutte. Ma, se guardi in alto, troverai la quarta, che si chiama NON ci credere. [...] Non hai altri limiti di quelli che ti sei posto da solo.”
“E' proprio perché gli abitanti delle città vanno in giro con un pugnale al fianco che non scoppiano mai risse o litigi. Se ottemperassero alla legge, che concede solo ai samurai di uscire armati, accaderebbe che gli uomini piu' deboli verrebbero sempre sopraffatti dalla forza di quelli più imponenti. Invece, grazie al timore che un pugnale incute, anch'essi possono tranquillamente inoltrasi da soli nelle più oscure tenebre della notte.”