“NOVEMBREGemmea l'aria, il sole così chiaroche tu ricerchi gli albicocchi in fiore,e del prunalbo l'odorino amarosenti nel cuore...Ma secco è il pruno, e le stecchite piantedi nere trame segnano il sereno,e vuoto il cielo, e cavo al piè sonantesembra il terreno.Silenzio, intorno: solo, alle ventate,odi lontano, da giardini ed orti,di foglie un cader fragile. È l'estate,fredda, dei morti.”
“L'ASSIUOLODov'era la luna? ché il cielonotava in un'alba di perla,ed ergersi il mandorlo e il meloparevano a meglio vederla.Venivano soffi di lampida un nero di nubi laggiù;veniva una voce dai campi:chiù...Le stelle lucevano raretra mezzo alla nebbia di latte:sentivo il cullare del mare,sentivo un fru fru tra le fratte;sentivo nel cuore un sussulto,com'eco d'un grido che fu.Sonava lontano il singulto:chiù...Su tutte le lucide vettetremava un sospiro di vento;squassavano le cavallettefinissimi sistri d'argento(tintinni a invisibili porteche forse non s'aprono più?...);e c'era quel pianto di morte...chiù...”
“I GATTICIE vi rivedo, o gattici d'argento,brulli in questa giornata sementina:e pigra ancor la nebbia mattutinasfuma dorata intorno ogni sarmento.Gia vi schiudea le gemme questo ventoche queste foglie gialle ora mulina;e io che al tempo allor gridai, Cammina,ora gocciare il pianto in cuor mi sento.Ora, le nevi inerti sopra i monti,e le squallide pioggie, e le lunghe iredel rovaio che a notte urta le porte,e i brevi dì che paiono tramonti.infiniti, e il vanire e lo sfiorire,e i crisantemi, il fiore della morte.”
“X AGOSTOSan Lorenzo , io lo so perché tantodi stelle per l'aria tranquillaarde e cade, perché si gran piantonel concavo cielo sfavilla.Ritornava una rondine al tetto:l'uccisero: cadde tra i spini;ella aveva nel becco un insetto:la cena dei suoi rondinini.Ora è là, come in croce, che tendequel verme a quel cielo lontano;e il suo nido è nell'ombra, che attende,che pigola sempre più piano.Anche un uomo tornava al suo nido:l'uccisero: disse: Perdono;e restò negli aperti occhi un grido:portava due bambole in dono.Ora là, nella casa romita,lo aspettano, aspettano in vano:egli immobile, attonito, additale bambole al cielo lontano.E tu, Cielo, dall'alto dei mondisereni, infinito, immortale,oh! d'un pianto di stelle lo inondiquest'atomo opaco del Male!”
“IL TUONOE nella notte nera come il nulla,a un tratto, col fragor d'arduo dirupoche frana, il tuono rimbombò di schianto:rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,e poi vanì. Soave allora un cantos'udì di madre, e il moto di una culla.”
“ANNIVERSARIOSappi - e forse lo sai, nel camposanto -la bimba dalle lunghe anella d'oro,e l'altra che fu l'ultimo tuo pianto,sappi ch'io le raccolsi e che le adoro.Per lor ripresi il mio coraggio affranto,e mi detersi l'anima per loro:hanno un tetto, hanno un nido, ora, mio vanto;e l'amor mio le nutre, e il mio lavoro.Non son felici, sappi, ma serene:il lor sorriso ha una tristezza pia:io le guardo - o mia sola erma famiglia! -e sempre a gli occhi sento che mi vienequella che ti bagnò nell'agonianon terminata lagrima le ciglia.31 di dicembre 1890”
“PIANO E MONTEIl disco, grandissimo, penderossastro in un latte d'opale:e intaglia le case ed accendei lecci nel nero viale;che fumano, come foreste,di polvere gialla e vermiglia:s'annuvola in rosa e celestequel botro color di conchiglia.Qua lampi di vetri, qua lentecantate, qua grida confuse:là placido il muto orïentenell'ombra dei monti si chiuse.Si vedono opache le vette,è pace e silenzio tra i monti:un breve squittir di civette,un murmure lungo di fonti:via via con fragore interrottosi serra la casa tranquilla:è chiusa: nel bianco salottola tacita lampada brilla.”