“Lo aveva accolto nella sua vita senza riserve. Non gli aveva chiesto rinunce. Gli aveva aperto la casa, l’ufficio, perfino le carte del lavoro. Un altro, al posto suo, e soprattutto lui stesso, pensava, avrebbe fatto i salti di gioia. Invece Livio si sentiva privato di una cosa importante. Ad ogni incontro con lei si accorgeva di dipendere un altro po’ dalla sua bocca chiusa, da quel secondo posto accettato con naturalezza. Come se la certezza che l’assetto della sua vita non fosse minacciato da Dorina, invece di rassicurarlo, gli mettesse dentro l’inquietudine. Quante volte, nel salutarla per andarsene, la guardava cercandole uno straccio di rancore. Quanto avrebbe dato per un’alzata di sopracciglia, una smorfia da niente. Per non sentirsi addosso quella ridicola infelicità.”