“« -...sono andato nella Londra del 1610 e ho scoperto che Shakespeare era solo un attore con un secondo lavoro potenzialmente imbarazzante come ricettatore a Stratford. Nulla di strano che lo tenesse nascosto - lo farebbe chiunque.-Chi li ha scritti allora? Bacon? Marlowe?-No, è insorto un problemino. Vedi, nessuno ha mai sentito parlare di quelle opere, figuriamoci averle scritte.Non capivo.-Cosa vuoi dire? Non ci sono?-Proprio così. Non esistono. Non sono mai state scritte. Né da lui, né da altri.-Scusate- si intromise Landen, che ne aveva abbastanza -ma abbiamo visto il Riccardo III sei settimane fa.-Certo- disse mio padre -Il tempo è scardinato alla grande. Naturalmente bisognava intervenire. Ho portato con me una copia delle opere complete e le ho date all'attore Shakespeare nel 1592 perché le distribuisse secondo uno schema preciso. Questo soddisfa la tua domanda? »”
“«Questo lo so» esclamò Landen «e ne sono del tutto d'accordo. Mi piacerebbe tanto capire perché ti sei tirata indietro. Dai la caccia a super criminali, all'OPS affronti rischi enormi, disubbidisci agli ordini per recuperare i tuoi compagni feriti sotto un intenso fuoco di artiglieria, eppure...»«Ho capito. Non saprei. Probabilmente le decisioni su questioni di vita o di morte sono più facili da prendere perché sono radicali, bianco o nero. Le affronto meglio perché è più facile. Le emozioni umane, be'... sono un'infinita gradazione di grigi e io non mi trovo bene con le mezze tinte».”
“Ci sono cose che si perdono e non tornano indietro; non si possono riavere mai più, se non nella carta carbone della memoria. Ci sono cose a cui sembra impossibile rassegnarsi ma a cui rassegnarsi è inevitabile. Lo scorrere dei giorni leviga il dolore ma non lo consuma: quello che il tempo si porta via è andato, e poi si resta con un qualcosa di freddo e duro, un souvenir che non si perde mai. Un piccolo bassotto di porcellana delle White Mountains. Una marionetta del teatro delle ombre di Bali. E guarda: un calzascarpe d'avorio di un hotel a quattro stelle di Zurigo. E qua, come un sasso che porto ovunque, c'è un pezzetto di cuore altrui che ho conservato da un vecchio viaggio.”
“Il mio regno è grande come il mondo, perché non sono né italiano né francese né indiano né americano né spagnolo: io sono cosmopolita. Nessun paese può dire di avermi visto nascere; Dio solo sa quale terra mi vedrà morire. Io adotto tutti i costumi, parlo tutte le lingue; [...] Dunque capirete che non essendo di alcun paese, non domandando protezione, non riconoscendo alcun uomo per mio fratello, non un solo scrupolo che arresta i potenti, non un solo ostacolo che paralizza i deboli, può arrestarmi e paralizzarmi. Ho solo due avversari, non dico due vincitori, perché li sottometto con la tenacia: la distanza e il tempo. Il terzo, ed è il più terribile, sta nella mia condizione di mortale. Ciò solo può fermarmi nella strada che percorro, e prima che abbia conseguito lo scopo a cui miro; tutto il resto l'ho calcolato. Ciò che gli uomini chiamano capricci della fortuna, ossia la rovina, i cambiamenti, le eventualità, li ho previsti tutti, e se qualcuno può colpirmi, nessuno può rovesciarmi. A meno che non muoia, sarò sempre ciò che sono.”
“Di solito non parlo con gli sconosciuti. Non mi piace parlare con chi non conosco. E non per via della famosa frasa Non Dare Confidenza Agli Sconosciuti che ci ripetono continuamente a scuola, che tradotto vuol dire non accettare caramelle o un passaggio da uno sconosciuto perché vuole fare sesso con te. Non è questo che mi preoccupa. Se un estraneo mi toccassse lo colpirei immediatamente, e io so colpire molto forte. Come per esempio quella volta che ho preso a pugni Sarah perché mi aveva tirato i capelli e l’ho fatta svenire e le è venuta una commozione cerebrale e avevano dovuto portarla al pronto soccorso. E poi ho sempre con me il mio coltellino svizzero che ha una lama a seghetto in grado di tranciare le dita a un uomo.Non mi piacciono gli estranei perché non mi piacciono le persone che non conosco. Sono difficili da capire. È come essere in Francia, dove andavamo qualche volta in campeggio quando mio madre era ancora viva. E io odiavo la Francia perché se entravo in un negozio o in un ristorante o andavo in spiaggia non capivo quel che dicevano, e la cosa mi terrorizzava.Ci metto un sacco di tempo per abituarmi alle persone che non conosco. Per esempio, quando c’è una persona nuova che viene a lavorare a scuola non le parlo per settimane e settimane. Rimango a osservarla finché non sono certo di potermi fidare. Poi le faccio delle domande su di lei, sulla sua vita, del tipo se ha degli animali e qual è il suo colore preferito e cosa sa dell’Apollo e le chiedo di disegnarmi una piantina della sua casa e voglio sapere che macchina ha, così imparo a conoscerla. Da quel momento in poi non mi preoccupo più se mi capita di trovarmi nella stessa stanza con questa persona e non sono più obbligato a stare all’erta.”
“Il problema principale era che non mi piace la gente, e in particolare non mi piacciono i miei coetanei, cioè quelli che popolano l'università. Ci andrei volentieri se ci studiassero persone più grandi. Non sono uno psicopatico (anche se non credo che gli psicopatici si definiscano tali), è solo che non mi diverto a stare con gli altri. Le persone, almeno per quel che ho visto fino adesso, non si dicono granché di interessante. Parlano delle loro vite, e le loro vite non sono interessanti. Quindi mi secco. Secondo me bisognerebbe parlare solo se si ha da dire qualcosa di interessante o di necessario.”
“Credevo che per Barney esistessi solo tu. Almeno questo è quello che dicono tutti. Senti, ambasciator non porta pena, ma secondo me non bisogna mai essere le ultime a sapere, e guarda che parlo per esperienza personale. Dorothy Weaver - tu non la conosci, ma non importa - lo ha visto mercoledì scorso al cocktail dei Johnson. E insomma, il tuo devoto maritino si era appiccicato ad una tizia. Le parlava fitto fitto, le sussurrava paroline all'orecchio. A un certo punto le ha persino massaggiato la schiena, e poi se ne sono andati insieme"."Non mi dici niente di nuovo"."Meno male, perchè l'ultima cosa al mondo che volevo era turbarti"."Vedi, il punto è che quella donna ero io. Usciti dai Johnson siamo andati al Ritz, abbiamo esagerato con lo champagne, e poi - ma guai se lo racconti in giro -, poi ho accettato di andare a casa con lui”