“Come si può non vedere nel tempo lungo che ci finirà e finisce con il perderci ci perderà? Non intuire né indovinare la sua trama, la sua macchinazione e la sua danza in cerchio, non fiutare il suo malanimo o respirare il suo squallore, non captare il suo torbido agguato e la sua lentissima e illanguidente attesa e la conseguente impazienza che chissà per quanti anni avrà dovuto tenere a freno? Come posso non conoscere oggi il tuo volto domani, quello che già esiste o trama sotto la faccia che mostri o sotto la maschera che indossi, e che mi mostrerai soltanto quando non me lo aspetto?”

Javier Marías

Javier Marías - “Come si può non vedere nel tempo lungo...” 1

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“non è dove sei o quello che fai a fare la differenza e che fuggire da quello che non ci va non è la soluzione. Si indica il centro del petto È qui dentro che si deve iniziare. Per diventare quello che vogliamo. Per andare d’accordo con noi stesse.”

Pamela Boiocchi
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“La morte (o la sua allusione) rende preziosi e patetici gli uomini. Questi si commuovono per la loro condizione di fantasmi; ogni atto che compiono può esser l'ultimo; non c'è volto che non sia sul punto di cancellarsi come il volto d'un sogno. Tutto, tra i mortali, ha il valore dell'irrecuperabile e del casuale. Tra gl'Immortali, invece, ogni atto (e ogni pensiero) è l'eco d'altri che nel passato lo precedettero, senza principio visibile, o il fedele presagio di altri che nel futuro lo ripeteranno fino alla vertigine. Non c'è cosa che non sia come perduta tra infaticabili specchi. Nulla può accadere una sola volta, nulla è preziosamente precario. Ciò ch'è elegiaco, grave, rituale, non vale per gli Immortali.”

Jorge Luis Borges
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“È il petto di un'altra persona a spalleggiarci, ci sentiamo realmente spalleggiati solo quando abbiamo qualcuno dietro, lo dice la parola stessa, alle nostre spalle, come in inglese, to back, qualcuno che magari non vediamo e che ci copre le spalle col petto che è sul punto di sfiorarci e che alla fine sempre ci sfiora, e a volte, addirittura, questo qualcuno ci mette una mano sulla spalla con la quale ci tranquillizza e al tempo stesso ci sottomette. In questo modo dormono o credono di dormire gran parte delle coppie, dopo la buonanotte i due si girano dallo stesso lato, di modo che uno dà le spalle all'altro per tutto il tempo e si sente spalleggiato da lui o da lei, e quando nel pieno della notte si sveglia di soprassalto per un incubo o non riesce a prender sonno, soffre per la febbre o si crede solo e abbandonato al buio, non deve far altro che voltarsi e vedere, di fronte a sé, il volto di colui che lo protegge, che si lascerà baciare quel che si può baciare in un volto (naso, occhi e bocca; mento, fronte e guance, tutto il volto) o che magari, mezzo addormentato, gli metterà una mano sulla spalla per tranquillizzarlo, o per sottometterlo, o forse per aggrapparsi. (da Un cuore così bianco, pag. 72)”

Javier Marías
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“Anche in questo siamo uguali. L'unica cosa che ci fa differenti è che tu, quando hai finito di parlare con loro, hai la possibilità di sentirti stanco.Puoi andare a casa e spegnere la tua mente e ogni sua malattia.Io no. Io di notte non posso dormire, perché il mio male non riposa mai.""E allora tu che cosa fai, di notte, per curare il tuo male?""Io uccido...”

Giorgio Faletti
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“E lei ora desidera. È uscito del letargo della sua rassegnata solitudine, ha scoperto la fame del suo cuore, sa che la mela è proibita, ma desidera. Non avrà più pace, né dieta. [...] Soffrirà, il suo cuore, lo stomaco e le viscere andranno in subbuglio, il suo istinto di Homo erectus potrà essere temprato, ma non vinto. La mela è caduta dall'albero del destino.”

Stefano Benni
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