“Quanti anni ha, Trentotto, Bene, allora andiamo ad esaminare questi occhi. Il cieco li spalancò, come per facilitare l’esame, ma il medico lo prese per un braccio e lo fece sedere dietro un apparecchio che con un po’ di immaginazione si sarebbe potuto vedere come un nuovo modello di confessionale, dove gli occhi avessero preso il posto delle parole, con il confessore che scruta discretamente nell’anima del peccatore”

José Saramago

José Saramago - “Quanti anni ha, Trentotto, Bene, allora...” 1

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“Come voi avete occhi per vedere la luce, e orecchie per sentire i suoni, così avete un cuore per percepire il tempo. E tutto il tempo che il cuore non percepisce è perduto, come i colori dell'arcobaleno per un cieco o il canto dell'usignolo per un sordo.”

Michael Ende
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“È curioso il modo che ha il destino di venire sotto forma di tempo. Anzi lo sarebbe, se non fosse che ce l'ha per vizio. Se uno, al momento del fatto che gli cambia la vita, buttasse l'occhio all'orologio, vedrebbe le lancette che ripartono da uno zero fatto apposta per lui. Una risposta, una notizia, un incontro, un certo particolare squillo del telefono, arrivano con l'anteprima. Si fanno vedere e scappano in avanti, mostrando la sequenza fin dove l'occhio la segue. Tutto il futuro non lo conosciamo. Quello più in là soprattutto. Ma il primo sì. Lo vediamo benissimo.”

Diego De Silva
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“Vedendolo così, vestito per lei in un modo così manifesto, non poté impedire il rossore di fuoco che le montò al viso. Si offuscò quando lo salutò, e lui si offuscò di più con il suo offuscamento. La coscienza di comportarsi come fidanzati li offuscò ancora di più, e la coscienza che tutti e due fossero offuscati finì per offuscarli fino al punto che il capitano Samaritano se ne accorse con un tremolio di compassione.”

Gabriel Garcia Marquez
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“Il piccolo elfo ebbe l'impressione di essere diventato meno orfano. Era una sensazione curiosa. Come se la solitudine fosse un muro di vetro che per la prima volta mostrava incrinature e crepe. Era l'ultimo di una stirpe distrutta, ma dal passato gli arrivava un po' dell'affetto che il presente gli negava. Le sue dita passavano e ripassavano sugli oggetti: erano stati fatti per lui; gli erano stati lasciati. Qualcuno gli aveva voluto bene mentre li faceva, mentre glieli lasciava. Sperò che Morte fosse un posto da dove il suo papà potesse vederlo.”

Silvana de Mari
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“Forse non ci sono giorni della nostra adolescenza vissuti con altrettanta pienezza di quelli che abbiamo creduto di trascorrere senza averli vissuti, quelli passati in compagnia del libro prediletto. Tutto ciò che li riempiva agli occhi degli altri e che noi evitavamo come un ostacolo volgare a un piacere divino: il gioco che un amico veniva a proporci proprio nel punto più interessante, l’ape fastidiosa o il raggio di sole che ci costringevano ad alzare gli occhi dalla pagina o a cambiare posto, la merenda che ci avevano fatto portar dietro e che lasciavamo sul banco lì accanto senza toccarla, mentre il sole sopra di noi diminuiva di intensità nel cielo blu, la cena per la quale si era dovuti rientrare e durante la quale non abbiamo pensato ad altro che a quando saremmo tornati di sopra a finire il capitolo interrotto[...]”

Marcel Proust
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