“Al rallentatore, Vishous chinò la testa bruna e Butch sentì come una carezza vellutata quando il pizzetto gli sfiorò la gola. Con precisione millimetrica, V premette le zanne contro la vena che saliva dal cuore dell'amico, poi lentamente, inesorabilmente, lo trafisse. I loro petti si toccarono.Butch chiuse gli occhi, assaporando quella sensazione, il calore dovuto alla vicinanza fisica, la morbidezza dei capelli di V sulla mascella, la potenza del braccio virile che gli scivolava intorno alla vita. Quasi animate da volontà propria, le sue mani si staccarono dai pioli posandosi sui fianchi di V, stringendo con forza quella carne soda, unendo i loro corpi dalla testa ai piedi. Un fremito percorse uno dei due. O forse... merda, forse erano rabbrividiti entrambi.E poi basta. Chiuso. Finito. Da non ripetersi mai più.”

J.R. Ward

J.R. Ward - “Al rallentatore, Vishous chinò la testa...” 1

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“Dorina stava con gli occhi chiusi quando sentì scendere le mani di lui verso i seni...alzò le braccia e gli prese la nuca...tirò l'aria. Livio le affondò la bocca tra il collo e la spalla. Dorina si voltò...gli sbottonò la camicia...scoprendogli completamente il torace. Gli percorse la pella nuda....Si levò il maglione..e scoprì il seno. Livio voleva toccarla. Lei lo prese per i fianchi e lo tirò a sé. Poi gli strinse le braccia intorno al collo. Lui sentì i suoi capezzoli che gli affondavano nella pelle...Le restituì l'abbraccio. Rimasero schiacciati uno all'altro, con la città accesa tutt'intorno.”

Diego De Silva
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“La spada sibilò nell’aria cozzando contro l’altra lama. Gli occhi verde cupo di Alex incontrarono quelli scuri del suo avversario, i loro volti vicini – l’uno glabro, l’altro cerchiato da abbondanti baffi scuri –, il respiro sul viso dell’altro. Poi con uno scatto Alex si allontanò, roteò su se stessa e la lama del suo pugnale fu alla gola dell’avversario, mentre la spada bloccava quella di lui. Urla cominciarono ad alzarsi dagli spalti, riempiendo l’aria calda e rendendola ancora più soffocante. Alex non si mosse, mentre le grida la incitavano a ucciderlo. Tenne gli occhi fissi su quelli dell’uomo che aveva di fronte. I muscoli tesi sotto gli abiti attillati scuri, le braccia lucide alla luce bianca dei neon. Premette la lama del pugnale sino a far sgorgare un sottile filo purpureo di sangue dalla pelle olivastra della gola di lui. I suoi occhi la guardarono furenti.”

Laura Randazzo
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“Quella prima notte, il giorno dell'arrivo di Sophie Mol, Velutha guardò la sua amante che si rivestiva. Quando fu pronta, Ammu si accovacciò di fronte a lui. Lo toccò leggermente con le dita e lasciò una traccia di pelledoca sulla pelle. Come un gesso morbido sulla lavagna. Come la brezza in una risaia. Come le scie dei jet in un cielo celeste da chiesa. Lui le prese il viso tra le mani e lo attirò verso il suo. Chiuse gli occhi e le annusò la pelle. Ammu rise.Sì, Margaret, pensò. Lo facciamo anche fra noi.Baciò gli occhi chiusi di Velutha e si alzò. Velutha, con la schiena appoggiata al mangostano, la guardò andar via. Aveva una rosa secca tra i capelli.Si girò per dirlo un'altra volta: "Naaley".Domani.”

Arundhati Roy
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“Era uno spettacolo straziante vedere quella donna entrare un giorno dopo l'altro nel cortile della prigione per cercare con ansia e fervore, con l'amore e con le suppliche di intenerire il cuore di pietra del figlio. Ma invano perché egli rimaneva cupo, ostinato e impenitente. Non riuscì ad addolcirne per un istante la durezza della espressione nemmeno l'insperata commutazione della pena di morte in quattordici anni di lavori forzati. Infine la pazienza e la rassegnazione che tanto a lungo avevano sorretto la donna non poterono più dominare le infermità fisiche. Ella si trascinò ancora una volta lungo la via per andare a vedere il figlio, ma le mancarono le forze e cadde a terra priva di sensi. Furono allora poste alla prova la freddezza e l'indifferenza del giovane, e la privazione di cui non poté non avvertire il colpo lo fece quasi impazzire. Un giorno era trascorso e sua madre non era andata a trovarlo; e poi un altro passò senza che gli andasse vicino e un altro ancora, ma non la vide; mancavano ormai solo ventiquattro ore a quello che sarebbe stato forse l'addio supremo. Oh, come allora gli si affollarono alla mente le memorie da tanto tempo dimenticate dei giorni lontani! Correva sconvolto avanti e indietro per l'angusto cortile, come se agitandosi a quel modo avesse potuto affrettare la visita attesa: e con quale amarezza lo investì la realtà della sua condizione di impotente desolazione quando seppe la verità! Sua madre, la sola persona cara che avesse mai avuto sulla terra, era malata, forse morente, meno di un miglio lontano da dove egli si trovava, e se fosse stato libero dai ceppi, gli sarebbero bastati pochi minuti per recarsi al suo capezzale. Corse al cancello, si aggrappò alle sbarre di ferro con la forza della disperazione, e le scosse fino a farle risonare, si gettò contro l'enorme muraglia quasi sperando si aprirsi fra le piante una via d'uscita; ma il cancello e le mura si fecero beffa dei suoi tentativi, ed egli si torse le mani e pianse come un fanciullo.”

Charles Dickens
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“La sua cecità intellettuale non gli permetteva di capire che questi fratelli, con istinto sicuro, hanno orientato la loro rivolta verso il nemico primo della libertà: il potere. E qual è il potere che li opprime, che nega loro il diritto alla terra, alla cultura, all'uguaglianza? Non è forse la Repubblica? E se sono armati per combatterla ciò significa che hanno indovinato anche il metodo, l'unico che posseggono gli sfruttati per spezzare le loro catene: la forza.”

Mario Vargas Llosa
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