“Di pomeriggio dormo e quando non riesco a dormire, chiudo gli occhi e immagino di essere dinuovo nella casa abbandonata al 37 di Brooks Street con Alex sdraiato accanto a me. Cerco diattraversare la cortina; immagino di poter in qualche modo disfare i giorni che sono passati dalla nostrafuga, di poter riparare quello strappo nel tempo, di potermi riprendere Alex.Ma ogni volta che riapro gli occhi sono ancora qui, su un materasso per terra, e ho ancora fame. Alex è vivo. Soltanto un altro sforzo, solo uno sprint finale, e vedrai.Quando Hana e io facevamo parte della squadra di atletica leggera, c’inventavamo giochetti mentalicome questi per mantenere lo stimolo. La corsa è uno sport mentale, più di qualsiasi altra cosa. Seibravo solo quanto il tuo allenamento, e il tuo allenamento è buono solo quanto il tuo modo di pensare.Se fai tutti e dodici i chilometri senza camminare, prenderai dieci in storia. Questo è il genere di cosache dicevamo l’una all’altra. A volte funzionava, a volte no. A volte ci arrendevamo, ridendo,all’undicesimo chilometro, dicendo Ooops! Ecco che sfuma il nostro voto di storia.Il fatto era che non ci interessava poi tanto. Un mondo senza amore è anche un mondo senzaobiettivi.Alex è vivo. Spingi, spingi, spingi.....Non sono pazza. Lo so che non è vivo, non può esserlo. Non appena termino la corsa e torno nelseminterrato della chiesa, mi colpisce come un muro la stupidità di tutto questo, la sua inutilità. Alex èandato e nessun allenamento, o corsa, o sofferenza me lo riporterà mai.Lo so. Ma il fatto è questo: mentre corro, c’è sempre quella frazione di secondo in cui il dolore mi statraggendo e riesco a malapena a respirare e vedo soltanto colori e macchie e in quella frazione disecondo, proprio mentre il dolore è insopportabile e diventa troppo, e c’è un calor bianco che mi attraversa, vedo qualcosa alla mia sinistra, un guizzo di colore (capelli rossicci, che ardono, una coronadi foglie) e in quel momento so che se soltanto voltassi la testa lo vedrei lì, che ride e mi guarda, abraccia aperte.Non volto mai la testa per guardarlo, ovviamente. Ma un giorno lo farò. Un giorno lo farò e lui saràtornato, e tutto andrà a posto.E fino a quel momento: corro. Mi viene in mente, a quel punto, che anche le persone sono piene di tunnel: spazi bui e tortuosi ecaverne; impossibile conoscere tutti i posti dentro di loro. Impossibile anche soltanto immaginarli”

Lauren Oliver

Lauren Oliver - “Di pomeriggio dormo e quando non riesco...” 1

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“E la sera, dalla mia stanza di bambina, guardo I lumi della città sul mare. E certe volte ho l’impressione di essere ancora quella di una volta, e che gli anni non siano mai passati. E penso : laggiù è la vera vita, laggiù il mondo, l’avventura, il sogno ! E fantastico un giorno o l’altro di partire. Lo vede dunque che non è mai finita ?”

Dino Buzzati
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“Non ha senso entrare in contatto così con una persona e poi andare via. Non lo capisco. Lo strano è che io sono un asociale, ma quando entro in contatto con uno sconosciuto – anche se si tratta solo di un sorriso o di un cenno con la mano, che non credo sia considerato un vero contatto ma per me lo è – mi sembra che dopo non possiamo andarcene ognuno per la sua strada come se niente fosse. (...) Immagino la sua vita come una piramide, un iceberg di cui vedo solo la punta, la punta minuscola, ma sotto la superficie la piramide si allarga, si allarga verso il basso e nel passato, sempre più indietro, tutta la vita gli sta sotto, gli sta dentro, le mille cose che gli sono successe, e il risultato è quel momento, quel secondo in cui mi ha sorriso. (…) Credo che sia questo a farmi paura: la casualità di tutto. Persone che per te potrebbero essere importanti, ti passano accanto e se ne vanno. E tu fai altrettanto. Come si fa a saperlo? (…) Andandomene mi sembrava di abbandonarlo, di passar la vita, giorno dopo giorno, a abbandonare la gente.”

Peter Cameron
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“«Ci sono molte cose, credo, che possono avermi fatto del bene senza che io ne abbia ricavato un profitto», replicò il nipote, «e Natale è una di queste. Ma sono sicuro che ho sempre considerato il periodo natalizio, quando è venuto — a prescindere dalla venerazione dovuta al suo nome e alla sua origine sacra, ammesso che qualcosa che si riferisca possa esser tenuta separata da questa venerazione — come buono; un periodo di gentilezza, di perdono, di carità, di gioia; l'unico periodo che io conosca, in tutto il lungo calendario di un anno, nel quale uomini e donne sembrano concordi nello schiudere liberamente i cuori serrati e nel pensare alla gente che è al disotto di loro come se si trattasse realmente di compagni nel viaggio verso la tomba, e non di un'altra razza di creature in viaggio verso altre mete. E per questo, zio, anche se il Natale non mi ha mai fatto entrare in tasca una moneta d'oro, e neanche d'argento, credo che mi abbia fatto bene e che mi farà bene, e chiedo che Dio lo benedica».”

Charles Dickens
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“Qui giace Francis TurnerSu Mary, non stare lì impalata, appoggia quei fiori e siediti. [...] Mi hanno assegnato un bel posto, non trovi? [...] Passo le giornate a seguire tutto il viavai che c’è là fuori, non mi pare neanche di essere morto. Dai su, Mary, non fare così. Asciugati, da brava. Tu non potevi saperlo. Nessuno può pensare di uccidere qualcuno con un bacio. Sei stata spontanea e nient’altro. Ti sei sentita di farlo e, così, all’improvviso, dopo che tutte le cose lasciavano credere che non l’avresti mai fatto, mi hai baciato. Non hai usato un coltello, né una pistola. Non avevi una capsula di cianuro nascosta in bocca. Hai semplicemente appoggiato piano le tue labbra sulle mie. Devi smetterla di fartene una colpa. Io non ti avevo detto nulla, forse avrei dovuto ma ho preferito rischiare. Ho passato tutta la vita a controllarmi, con te ho voluto rischiare. Non avevo incontrato niente fino a quel momento che lo meritasse più della signorina Mary Iggins e non mi pento di averlo fatto. Tutta la mia infanzia se n'è andata con me seduto in tribuna che la guardavo sfilare. [...] Capisci, Mary, per tutta la vita, giorno dopo giorno —un giorno dopo l'altro, uno dopo l'altro e dopo l'altro e dopo l'altro e dopo ancora uno e ancora uno e ancora uno...— io sono rimasto a guardare. I miei genitori mi hanno spiegato subito come stavano le cose. Niente palla avvelenata, niente nascondino, niente capanna sull'albero, niente grandi emozioni. Un'esistenza protetta da spettatore, questo mi toccava e io questo ho preso. Fino a che ti ho conosciuta. [...] Voglio dire, sì, fare quella cosa lì mi mancava moltissimo, però mi pareva di immaginare abbastanza bene come sarebbe stato. Il finale almeno, lo conoscevo anche io: un piacere che ti svuota, un crollo di tensione dalle ginocchia alle radici dei capelli. L'inizio invece, il momento del vero inizio, quando le mani sono ancora al loro posto e i vestiti anche, quando le bocche parlano solo come azione diversiva intanto che gli occhi scrutano i pensieri dell'altro, ecco insomma, il momento, l'attimo che precede il primo bacio, lo desideravo come la rivelazione di uno stato superiore di conoscenza, che in fondo spettava anche a me, in quanto essere umano. Dopo il bacio vengono un sacco di altri bei momenti, ma sono —così pensavo— una conseguenza abbastanza automatica del primo esaltante contatto da cui sono scaturiti. Finire a letto dopo che ci si è baciati dev'essere splendido ma non è certo sorprendente, mai almeno quanto l'attimo in cui l'altro, un individuo in tutto e per tutto sconosciuto fino a un secondo prima, accetta di schiudere le labbra mentre ti avvicini. Il bacio, baciare la donna che desideravo, era ciò che più avrebbe messo a rischio la mia vita, ma era anche la scommessa più emozionante. Io l'avevo fatta con te, Mary. E avevo perso. [...] Di nuovo il silenzio della sera prima. E tu che ti avvicini centimetro dopo centimetro, tenendo gli occhi nei miei, sollevando il mento verso un luogo che, contro ogni aspettativa, contro ogni più libera immaginazione, sembrava essere proprio la mia bocca. Che gioia immensa, l'attimo dell'intenzione tradita. Lo stavi facendo, lo stavi proprio facendo. La gente non si era ancora accorta di niente, e neanche tu. Non potevi aver sentito il colpo. Un solo tum. E poi tutto fermo, non un battito, non un rumore, tutto già finito dentro di me, mentre il nostro amore cominciava. No, niente cianuro, ma il sapore delle tue labbra, della tua saliva, è stato un'arma forse ancora più potente. È così, Mary. Piangi pure se vuoi, ma il mio cuore è esploso per colpa tua, il mio cuore è esploso grazie a te. Vedo perfettamente la tua bocca ancora schiusa mentre cado, l'interno lucido, buio, gli occhi di una donna che, senza saperlo, ha appena messo la morte sulle labbra di un uomo. Qui, sulla collinetta di Spoon River, di amori letali ne sentirai raccontare. Ma il nostro, Mary —forse era questo che volevi sentirmi dire— è stato davvero unico.”

Mauro Covacich
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“A scuola la signora Forbes mi disse che quando mia madre era morta era volata in cielo. Mi aveva raccontato questa cosa perché la signora Forbes è molto vecchia e crede nell’aldilà. Porta sempre i pantaloni della tuta perché sostiene che sono molto più comodi dei pantaloni normali. E ha una gamba leggermente più corta dell’altra a causa di un incidente in moto.Quando mia madre è morta, però, non è andata in cielo perché il cielo non esiste.Il marito della signora Peters è un prete che tutti chiamano il Reverendo Peters, e ogni tanto viene a trovarci a scuola per parlare un po’ con noi; un giorni gli chiesi dove fosse il cielo. - Non è nella nostra galassia. È un luogo a sè, - rispose.Qualche volta il Reverendo Peters emette uno strano verso mentre pensa, una specie di ticchettio con la lingua. E fuma e si sente l’odore delle sigarette mentre tespira e a me dà fastidio.Dissi che non c’era niente fuori dall’universo e che non poteva esistere un luogo a sè. A meno che non si attraversi un buco nero, ma un buco nero è ciò che si definisce una Singolarità, che significa che è impossibile scoprire cosa c’è dall’altra parte perché la forza di gravità di un buco nero è talmente potente che persino le onde elettromagnetiche come la luce non riescono a sfuggirle, e le onde elettromagnetiche sono il mezzo attraverso il quale riceviamo le informazioni su tutto ciò che è lontano da noi. Se il cielo si trovasse dall’altro lato di un buco nero i morti dovrebbero essere scaraventati nello spazio su dei razzi per arrivare fin lassù e così non è, altrimenti la gente se ne accorgerebbe.Penso che le persone credano nell’aldilà perché detestano l’idea di morire, perché vogliono continuare a vivere e odiano pensare che altri loro simili possano trasferirsi in casa loro e buttare tutte le loro cose nel bidone della spazzatura.Il Reverendo Peters spiegò: - Be’, quando dico che il cielo è fuori dall’universo è solo un modo di dire. Immagino che ciò che significa veramente è che i defunti sono con Dio.- Ma Dio dov’è?Allora il Reverendo Peters tagliò corto dicendo che avremmo fatto meglio a discuterne in un altro momento, quando avessimo avuto più tempo a disposizione.Ciò che di fatto avviene quando una persona muore è che il cervello smette di funzionare e il corpo si decompone, come quando morí Coniglio e noi lo seppellimmo in fondo al giardino. E tutte le sue molecole si frantumarono in altre molecole e si sparsero nella terra e vennero mangiate dai vermi e defluirono nelle piante, e se tra 10 anni andremo a scavare nello stesso punto non troveremo altro che il suo scheletro. E tra 1000 anni anche il suo scheletro sarà scomparso. Ma va bene ugualmente perché adesso lui è parte dei fiori e del melo e del cespuglio di biancospino.Quando una persona muore qualche volta viene messa in una bara, che significa che il suo corpo non si unirà alla terra per moltissimo tempo, finché anche il legno della bara non marcirà.Mia madre però fu cremata. Questo vuol dire che è stata messa in una bara e bruciata e polverizzata per poi trasformarsi in cenere e fumo. Non so cosa capiti alla cenere e non potei fare domande al cimitero perché non andai al funerale. Però so che il fumo esce da lcamino e si disperde nell’aria e allora qualche volta guardo il cielo e penso che ci siano delle molecole di mia madre lassù, o nelle nuvole sopra l’Africa o l’Antartico, oppure che scendano sotto forma di pioggia nelle foreste pluviali del Brasile, o si trasformino in neve da qualche parte, nel mondo.”

Mark Haddon
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