“Intendo dire”, disse Alice, “che uno non può fare a meno di crescere.”“Uno forse non può”, disse Humpty Dumpty, “ma due possono. Con un aiuto adeguato, avresti potuto fermarti a sette anni.”
“Forse è sempre così. Forse c'è sempre uno dei due che vuole di più. Forse arriva per tutti il momento in cui ci si rende conto di aver involontariamente mentito dicendo ti amo, mi manchi, sei bella, sei la più bella, non vorrei mai che te ne andassi. Forse quel momento passa e tutto torna vero, vero quanto hai sempre pensato che fosse. O forse non passa. Se il momento passa, sarebbe saggio decidere di aspettare con calma. Se non passa, allora forse non bisognerebbe aspettare: bisognerebbe trovare un'altra persona alla quale si possono dire quelle cose senza mentire. Ma forse succede sempre, chiunque si cerchi di amare, nel qual caso si può benissimo restare dove si è, perché con chiunque altro si ripeterebbe lo stesso processo. (Pag. 163, Cose da salvare in caso d'incendio)”
“Non tutti possono essere batman, ma batman può nascondersi dentro ognuno di noi.”
“Aveva perso il controllo. Non si controlla un innamoramento, mi disse, non è possibile. E la divertiva che fosse potuto accadere in questo modo, con quest'uomo. Un paziente. Un paziente che lavorava nell'orto. Stella, le dissi, non potevi fare una scelta più scriteriata. La verità, mi rispose, è che non ho scelto affatto.”
“Siobhan dice che se si solleva un sopracciglio, questo gesto può significare molte cose differenti. Può voler dire: “Voglio fare sesso con te”, ma può anche essere inteso come: “Hai appena detto una cosa veramente stupida”.”
“E io che c'entro?", disse Gabriel, rilanciando il foglio a Kaitlyn. Era sdraiato sul letto a leggere una rivista di automobili - vetture di lusso. "Non è un problema mio". Kaitlyn afferrò il foglio a mezz'aria. Aveva dovuto ricorrere a tutto il suo autocontrollo per entrare in quella stanza. Probabilmente non avrebbe dovuto farlo, ma in quel momento non riusciva ad affrontare Rob da sola, e Anna era al telefono con i suoi familiari dall'ora di cena. Kaitlyn si sforzò di mantenere la calma. "Se c'è qualcosa di vero in quello che sostiene Marisol, allora è un problema di tutti", disse a Gabriel con fermezza. "E tu sei stato l'unico a dire che qui c'era qualcosa che non andava". Il ragazzo si strinse nelle spalle. "E allora?". Kait aveva voglia di urlare. "Tu sei convinto che ci sia qualcosa che non va - ma non t'importa di scoprirlo? Non vuoi fare niente?". Un accenno di sorriso baleno sulle labbra di Gabriel. "Certo che voglio fare qualcosa. Farò quello che so fare meglio". Kaitlyn non voleva dargli soddisfazione, ma non riuscì a nascondere la propria curiosità. Anche se si sentiva ridotta a fare la spalla di un comico, buttò lì la domanda: "E cosa sarebbe?" "Pensare a me stesso", rispose compiaciuto Gabriel. Gli occhi neri scintillarono di maligna soddisfazione.”