“La musica doveva avere il volto di una donna da seddure. Chiudevo gli occhi per immaginarla, per dare colore ai suoi capelli e ai suoi occhi, ma compresi che finché dal mio sax fossero usciti soltanto ragli d' asino, quella ragazza non sarebbe mai esistita.”

Manuel Rivas

Manuel Rivas - “La musica doveva avere il volto di una...” 1

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“Vrònskij andò nella vettura dietro al capotreno e all'entrata dello scompartimento si fermò, per lasciare il passo a una signora che usciva.Col tatto abituale dell'uomo di mondo, da una sola occhiata all'aspetto esteriore di questa signora Vrònskij giudicò in modo certo ch'ella apparteneva all'alta società. Egli si scusò e stava per andare nella vettura, ma provò la necessità di guardarla ancora una volta, non perché ella fosse molto bella, non per quell'eleganza e quella grazia modesta che si vedevano in tutta la sua persona, ma perché nell'espressione del volto leggiardo, quand'ella gli era passata vicino, c'era qualcosa di particolarmente carezzevole e tenero.Quand'egli si volse a guardarla, ella pure voltò il capo. I scintillanti occhi grigi, che sembravan neri per le ciglia folte, si fermarono amichevolmente, con attenzione sul volto di lui, come se ella lo riconoscesse, e immediatamente si portarono sulla folla che passava, come cercando qualcuno. Vrònskij fece a tempo a notare l'animazione rattenuta che balenava sul volto di lei e svolazzava fra gli occhi scintillanti e il sorriso appena percettibile, che incurvava le sue labbra vermiglie. Come se un'abbondanza di qualcosa colmasse talmente il suo essere, da esprimersi all'infuori della sua volontà ora nello scintillio dello sguardo, ora nel sorriso. Ella aveva spento deliberatamente quella luce nei suoi occhi, ma essa splendeva suo malgrado nel sorriso appena percettibile.”

Leo Tolstoy
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“Per Sherlock Holmes ella è sempre la donna. Raramente l’ho sentito accennare a lei in altro modo. Ai suoi occhi, supera e annulla tutte le altre esponenti del suo sesso.”

Arthur Conan Doyle
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“Il giovane camminava al centro della piazza e la gente si fa- ceva da parte, notai che i volti esprimevano timore e disprezzo. Il ragazzo era diretto al pane, passando mi sfiorò e alzò il volto. I suoi occhi erano del colore della terra in autunno. Il viso spi- goloso messo in risalto dalla pelle bianca e dai capelli lunghi e ramati. Faticavo a togliergli gli occhi di dosso.- Perché siete tornati? Non vogliamo i Chastel qui! - gridò qualcuno tra la folla".”

Silvia Daveri
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“Aspettava da se stessa il sovrumano e dalla vita l'infinito. Ciò dava uno splendore di conquista ai suoi occhi, la forza al suo corpo fragile e finemente modellato, la bellezza ai suoi lineamenti rigidi. Ma ciò la rendeva vuota e fredda fino alla durezza, suscettibile fino alla punta delle dita e, come tutti gli orgogliosi, indifesa come un bambino nel profondo del suo cuore”

Ernst Weiss
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“Il ragazzo atterrò sulla pietra e quando di- stese le gambe, mi accorsi di quanto era alto. I suoi occhi m’in- chiodarono. Non sapevo cosa fare. Continuava a fissarmi, e io lo stesso, rigida come una statua, ma non per paura. Non riuscivo ad avere paura vicino a lui e nonostante l’atteggiamento, mi sentivo fatta d’aria, tanto che, con un paio di ali, avrei potuto volare via.Il suo viso era bellissimo. Le labbra sottili, gli zigomi scolpiti nel granito, sentii le guance roventi. L’unica maledizione che riu- scivo a vedere era l’incanto del suo viso, troppo bello per non volerlo ammirare ogni giorno, minuto, istante. E i suoi occhi...”

Silvia Daveri
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