“Che invenzione sono, le madri. Spaventapasseri, bambole di cera su cui poter conficcare le nostre spille, rozzi diagrammi. Neghiamo loro un'esistenza propria, le costruiamo in modo che si adattino a noi, alle nostre bramosie, ai nostri desideri, ai nostri difetti. Ora che lo sono stata anch'io, lo so.”

Margaret Altwood

Margaret Altwood - “Che invenzione sono, le madri...” 1

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“I sentimenti sono anche il modo primo di conoscere un romanzo; e i romanzi sono il terreno di prova per conoscere il mondo, santuari dell'immaginazione dove affinare e mettere alla prova i nostri valori, le nostre scelte. I sentimenti sono lo strumento di lavoro dei romanzieri, i colori della loro tavolozza.”

William Deresiewicz
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“Come sono fortunati gli attori! Loro possono scegliere se recitare in una tragedia o in una commedia, se soffrire o gioire, ridere o piangere. Ma nella vita reale è diverso. Uomini e donne sono costretti per lo più a interpretare personaggi che non sono tagliati per loro. Ai nostri Guildenstern tocca il ruolo di Amleto, e i nostri Amleti devono fare i buffoni come il principe Hal. Il mondo è un palcoscenico, ma le parti sono mal distribuite.”

Oscar Wilde
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“Succede, a volte, di provare una grande attrazione per qualcuno che poco ha a che fare con i nostri valori, le nostre abitudini, le nostre passioni. Che sia chimica, follia, istinto animale poco importa. Ciò che importa è che spesso, invece di dare alle cose il proprio nome, ci si affanna a interpretarle nel modo più indolore possibile, per non mettere in discussione la propria dignità, per tener fede a dogmi e precetti dai quali ci si sta svincolando, senza volerlo ammettere. (…) Si forniscono alibi, giustificazioni, si cercano attinenze che non esistono ma alle quali ci si aggrappa come polpastrelli in una scalata che renderà difficile sgretolare poi la roccia, pena il precipizio.”

Cristina Obber
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“Non più dunque agli uomini mi rivolgo, ma a te Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi e di tutti i tempi. Se è permesso a deboli creature perdute nell’immensità e impercettibili al resto dell’universo osar domandare qualcosa a te, a te che hai dato tutto, a te i cui decreti sono immutabili quanto eterni, degnati di guardar con misericordia gli errori legati alla nostra natura. Che questi errori non generino le nostre sventure. Tu non ci hai dato un cuore perché noi ci odiassimo, né delle mani perché ci scannassimo. Fa che ci aiutiamo l’un l’altro a sopportare il fardello d’una esistenza penosa e passeggera. Che le piccole diversità tra i vestiti che coprono i nostri deboli corpi, tra tutte le nostre lingue insufficienti, tra tutti i nostri usi ridicoli, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate, tra tutte le nostre condizioni ai nostri occhi così diverse l’una dall’altra, e così uguali davanti a te; che tutte le piccole sfumature che distinguono questi atomi chiamati uomini non siano segnali di odio e di persecuzione; che coloro i quali accendono ceri in pieno mezzogiorno per celebrarti sopportino coloro che si accontentano della luce del tuo sole; che coloro i quali coprono la veste loro di una tela bianca per dire che bisogna amarti non detestino coloro che dicono la stessa cosa portando un mantello di lana nera;che sia uguale adorarti in un gergo proveniente da una lingua morta, o in un gergo più nuovo; che coloro il cui abito è tinto di rosso o di violetto, che dominano su una piccola parte di un piccolo mucchio di fango di questo mondo e che posseggono alcuni frammenti arrotondati di un certo metallo, godano senza orgoglio di ciò che essi chiamano grandezza e ricchezza, e che gli altri guardino a costoro senza invidia;perché tu sai che nulla vi è in queste cose vane, né che sia da invidiare né che possa inorgoglire. Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli! Che essi abbiano in orrore la tirannide esercitata sugli animi, così come esecrano il brigantaggio che strappa con la forza il frutto del lavoro e dell’industria pacifica! Se i flagelli della guerra sono inevitabili, non odiamoci però, non laceriamoci a vicenda quando regna la pace e impieghiamo l’istante della nostra esistenza per benedire ugualmente, in mille lingue diverse, dal Siam sino alla California, la tua bontà che questo istante ci ha dato”

Voltaire
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“Si dice spesso che noi siamo i nostri geni, noi siamo le nostre informazioni. Si cede così alla mistica del Dna e dell’elettronica, si ignora che la biografia è più forte della biologia […] Il corpo esce dalla vita, e la vita abbandona il corpo”

Stefano Rodotà
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