“Il segreto più profondo di Olimpia è racchiuso in quest'unica nota cristallina: lottare è un gioco, vivere è un gioco, morire è un gioco; profitti e perdite non sono che distinzioni passeggere, ma il gioco pretende tutte le nostre forze, e la sorte accetta, come posta, unicamente i nostri cuori.”
“Magari arrivi che senti la tua solitudine farsi pesante ma è un gioco diverso ed essere soli fa molto più male in mezzo alla gente, allora sì che è doloroso e pungono le ossa e il respiro è davvero brutto, come vivere un trip scannato e troppo lungo.”
“Il sesso non interferisce con il tuo livello di gioco; è stare fuori tutta la notte per riuscire ad ottenerlo che rovina il gioco!”
“Non capivano che il segreto dell'orrore sta nel particolare. È molto facile, un gioco da bambini, pentirsi di gravi colpe: errori politici, adulterio, assassinio, antisemitismo. Ma chi perdona il particolare? Chi comprende i dettagli?”
“Il nostro piccolo o grande dramma è solo un attimo nell'infinito gioco divino, nell'immensa e incessante danza cosmica. Ciò che importa è l'attimo presente, l'essere qui e ora, perchè tutto è temporaneo, tutto è impermanente: il nostro io è come un'onda che si è sollevata un attimo dal mare e che, trascorso quell'attimo, si riabbasserà, tornerà a fondersi con la sostanza del tutto e proseguirà la sua corsa sotto una forma per ora inimmaginabile.”
“Nel tennis il vero avversario, la frontiera che include, è il giocatore stesso. C'è sempre e solo l'io là fuori, sul campo, da incontrare, combattere, costringere a venire a patti. Il ragazzo dall'altro lato della rete: lui non è il nemico; è più il partner nella danza. Lui è il pretesto o l'occasione per incontrare l'io. E tu sei la sua occasione. Le infinite radici della bellezza del tennis sono autocompetitive. Si compete con i propri limiti per trascendere l'io in immaginazione ed esecuzione. Scompari dentro al gioco: fai breccia nei tuoi limiti; trascendi; migliora; vinci. [...] Si cerca di sconfiggere e trascendere quell'io limitato i cui limiti stessi rendono il gioco possibile. È tragico e triste e caotico e delizioso. E tutta la vita è così, come cittadini dello Stato umano: i limiti che ci animano sono dentro di noi, devono essere uccisi e compianti, all'infinito. (Infinite Jest, p. 116)”