“Dopo mangiato, sono rimasta per un po' appoggiata alla finestra, ascoltando il leggero mormorio dell'onda e guardando il faro, che mi dava una sensazione strana, con la sua luce a tratti così intensa e subito dopo tanto fioca. Ecco l'immagine della vita, dicevo tra me e me: per un attimo tutto risplende in noi e intorno a noi, ma le nostre illusioni ben presto si affievoliscono!”
“E’ strana la notte: per quelli che si addormentano subito dura solo un attimo, mentre per chi la passa completamente in bianco, diventa così lunga che è come vivere una vita supplementare e sembra quasi un privilegio…”
“Ho pianto per quanto sono stato bene e per quanto sono stato male in tutta questa vita.Questa vita che per fortuna ho avuto il coraggio di amare. Questa vita che mi sono preso e che ho voluto vivere fino a farla stancare al punto di desiderare un po' di riposo, di desiderare d'addormentarmi come da piccolo sul sedile della macchina dopo essere stato dai nonni con la famiglia, stravolto per aver giovato tutto il giorno. E addormentato aspettare che mia madre mi prenda ancora una volta in braccio per portarmi finalmente a casa, dopo questa incantevole avventura.”
“Si dice spesso che noi siamo i nostri geni, noi siamo le nostre informazioni. Si cede così alla mistica del Dna e dell’elettronica, si ignora che la biografia è più forte della biologia […] Il corpo esce dalla vita, e la vita abbandona il corpo”
“Come stiamo correndo per le strade di Stoccolma, così corriamo dentro noi stessi. Arrivati alla meta, la distanza e il peso di questa maratona interiore saranno importanti come i chilometri di queste strade e come il calore di questo sole. mentre alzo il piede per fare un passo, l'altro piede si appoggia a terra. Se il mondo si fermasse nel momento in cui, andando avanti, ho un piede sollevato e l'altro poggiato a terra, quel piede solido che mi sostiene potrebbe mettere radici. E quelle radici potrebbero penetrare negli interstizi del terreno tra una pietra e l'altra. Ma io non lascio che il mondo si fermi. Dopo un passo, un altro, e un altro ancora.”
“Non ha senso entrare in contatto così con una persona e poi andare via. Non lo capisco. Lo strano è che io sono un asociale, ma quando entro in contatto con uno sconosciuto – anche se si tratta solo di un sorriso o di un cenno con la mano, che non credo sia considerato un vero contatto ma per me lo è – mi sembra che dopo non possiamo andarcene ognuno per la sua strada come se niente fosse. (...) Immagino la sua vita come una piramide, un iceberg di cui vedo solo la punta, la punta minuscola, ma sotto la superficie la piramide si allarga, si allarga verso il basso e nel passato, sempre più indietro, tutta la vita gli sta sotto, gli sta dentro, le mille cose che gli sono successe, e il risultato è quel momento, quel secondo in cui mi ha sorriso. (…) Credo che sia questo a farmi paura: la casualità di tutto. Persone che per te potrebbero essere importanti, ti passano accanto e se ne vanno. E tu fai altrettanto. Come si fa a saperlo? (…) Andandomene mi sembrava di abbandonarlo, di passar la vita, giorno dopo giorno, a abbandonare la gente.”