“Dice: «Ho bisogno di te, Pat Peoples; ho un bisogno maledetto di te»,poi si mette a piangere e le sue lacrime mi scendono calde sulla pelle mentre mi bacia il collodolcemente, tirando su col naso.È strano che mi dica una cosa simile, così lontana dal solito «ti amo» delle donne, eppureforse più vera. Provo una bella sensazione mentre la abbraccio, e ricordo ciò che mi ha dettomia madre tempo fa, quando cercavo di liberarmi di Tiffany invitandola alla tavola calda. «Tu haibisogno di amici, Pat. Tutti ne hanno bisogno».E poi ricordo che Tiffany mi ha mentito per molte settimane; ricordo quella storia tremendache mi ha raccontato Ronnie su come è stata licenziata, e ciò che mi ha confessato lei nella suaultima lettera; ricordo quanto è stata stramba la nostra amicizia, ma poi ricordo che nessuno, aparte lei, potrebbe mai avvicinarsi a capire cosa provo ad aver perso Nikki per sempre. Ricordoche il periodo di lontananza è finalmente finito e che, se Nikki se n’è andata definitivamente, hopur sempre fra le braccia una donna che ha sofferto molto, e ha un bisogno disperato di sentirsidi nuovo bella. Fra le mie braccia c’è una donna che mi ha regalato l’Atlante delle nuvole perl’osservazione del cielo, una donna che conosce tutti i miei segreti, una donna che sa quanto èincasinata la mia mente, quante pillole devo prendere, e tuttavia si lascia abbracciare da me. Intutto questo c’è qualcosa di onesto, e non riesco a immaginarmi nessun’altra donna coricatainsieme a me nel bel mezzo di un campo da calcio congelato – in piena tormenta, addirittura – asperare che accada l’impossibile: che una nuvola si liberi da un nembostrato.Nikki questo non l’avrebbe mai fatto, per me, neppure nei suoi giorni migliori.Perciò stringo un po’ di più Tiffany, la bacio fra le sopracciglia perfettamente depilate e dopoun profondo respiro dico: «Credo di aver bisogno anch’io di te».”

Matthew Quick

Matthew Quick - “Dice: «Ho bisogno di te, Pat Peoples...” 1

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“Di solito non parlo con gli sconosciuti. Non mi piace parlare con chi non conosco. E non per via della famosa frasa Non Dare Confidenza Agli Sconosciuti che ci ripetono continuamente a scuola, che tradotto vuol dire non accettare caramelle o un passaggio da uno sconosciuto perché vuole fare sesso con te. Non è questo che mi preoccupa. Se un estraneo mi toccassse lo colpirei immediatamente, e io so colpire molto forte. Come per esempio quella volta che ho preso a pugni Sarah perché mi aveva tirato i capelli e l’ho fatta svenire e le è venuta una commozione cerebrale e avevano dovuto portarla al pronto soccorso. E poi ho sempre con me il mio coltellino svizzero che ha una lama a seghetto in grado di tranciare le dita a un uomo.Non mi piacciono gli estranei perché non mi piacciono le persone che non conosco. Sono difficili da capire. È come essere in Francia, dove andavamo qualche volta in campeggio quando mio madre era ancora viva. E io odiavo la Francia perché se entravo in un negozio o in un ristorante o andavo in spiaggia non capivo quel che dicevano, e la cosa mi terrorizzava.Ci metto un sacco di tempo per abituarmi alle persone che non conosco. Per esempio, quando c’è una persona nuova che viene a lavorare a scuola non le parlo per settimane e settimane. Rimango a osservarla finché non sono certo di potermi fidare. Poi le faccio delle domande su di lei, sulla sua vita, del tipo se ha degli animali e qual è il suo colore preferito e cosa sa dell’Apollo e le chiedo di disegnarmi una piantina della sua casa e voglio sapere che macchina ha, così imparo a conoscerla. Da quel momento in poi non mi preoccupo più se mi capita di trovarmi nella stessa stanza con questa persona e non sono più obbligato a stare all’erta.”

Mark Haddon
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“Stamattina ho avuto un'illuminazione: è tutta colpa mia. Il mio errore pià grave è stato di non capire che il tempo passa. Il tempo passava e io ero fissa nell'atteggiamento della sposa ideale di un marito ideale. Invece di rianimare la nostra vita sessuale m'incantavo nel ricordo delle nostre notti di una volta. Mi immaginavo di aver conservato il mio viso e il mio corpo di trent'anni invece di curare il mio fisico. Ho lasciato atrofizzare la mia intelligenza; non mi coltivavo più; mi dicevo: 'più tardi, quando le bambine mi avranno lasciata'. Si, la giovane studentessa che Maurice sposò, che si appassionava agli avvenimenti, alle idee, ai libri, era ben diversa dalla donna di oggi, il cui universo è tutto in queste quattro mura. Ed è vero che avevo la tendenza a imprigionarvi Maurice. credevo che la sua famiglia dovesse bastargli, credevo di averlo tutto per me. In generale davo tutto per scontato, e questo deve averlo seccato, lui che cambia, che mette sempre in questione tutte le cose. La noia non perdona"-Una donna spezzata-”

Simone de Beauvoir
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“Quando avrò una laurea in matematica, o in fisica, o in matematica e fisica, troverò un lavoro e guadagnerò un sacco di soldi e sarò in grado di pagare qualcuno che si occupi di me e cucini per me e mi lavi i vestiti, oppure troverò una donna che mi sposi e si prenda cura di me, che mi faccia un po’ di compagnia per non rimanere da solo.”

Mark Haddon
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“...devo dire che c’è una tradizione a Mårbacka, che quando si va a dormire la Vigilia di Natale si ha il permesso di avvicinare un tavolino al letto, metterci sopra una candela e poi leggere finché si vuole. Questa è la più grande di tutte le gioie di Natale. Non c’è niente di più bello che starsene lì sdraiati con un bel libro avuto in regalo, un libro nuovo che non si è ancora mai visto e che nessun altro in casa conosce, e sapere che si può leggere pagina dopo pagina finché si riesce a stare svegli.”

Selma Lagerlöf
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“«Ci sono molte cose, credo, che possono avermi fatto del bene senza che io ne abbia ricavato un profitto», replicò il nipote, «e Natale è una di queste. Ma sono sicuro che ho sempre considerato il periodo natalizio, quando è venuto — a prescindere dalla venerazione dovuta al suo nome e alla sua origine sacra, ammesso che qualcosa che si riferisca possa esser tenuta separata da questa venerazione — come buono; un periodo di gentilezza, di perdono, di carità, di gioia; l'unico periodo che io conosca, in tutto il lungo calendario di un anno, nel quale uomini e donne sembrano concordi nello schiudere liberamente i cuori serrati e nel pensare alla gente che è al disotto di loro come se si trattasse realmente di compagni nel viaggio verso la tomba, e non di un'altra razza di creature in viaggio verso altre mete. E per questo, zio, anche se il Natale non mi ha mai fatto entrare in tasca una moneta d'oro, e neanche d'argento, credo che mi abbia fatto bene e che mi farà bene, e chiedo che Dio lo benedica».”

Charles Dickens
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