“Ho perduto la donna che ho amato senza lottare, senza credere in me e in lei. Poco importa quello che ho imparato dopo, non conta quanto io sia cambiato, allora commisi questo delitto, il delitto di lasciarla sola.”

Stefano Benni

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“Non tentarmi, il mio cuore è fragileConsumato, ferito. BatteA fatica per me, non può batter per dueScegli bene le parole tueUna sola e si potrebbe spezzareNon voglio più amare, ricordaloTroppo amore ho voluto sprecareMi è caduto a terra, si è rottoParla pure, ripara ed incollaIl mio fauno non corre, barcollaPrega le ninfe che gli stanno intorno:“Non scappate da me così in fretta”Ma le ninfe ridono e fuggonoEd è giusto. E’ la loro vendetta.”


“- E com’è fatto un orobilogio? -- Non si può vedere, è fatto di tante parti insieme che mescolandosi diventano invisibili. Vuoi un esempio? La tua casa, la guardi dal di fuori e dici: questa è la mia casa. Ma la casa ha sotto la cantina, la tinaia buia con le botti, la muffa sulle pareti quell’odore di anni e secoli, ma in quel passato oscuro fermenta il vino e i formaggi maturano. Sopra c’è il granaio, con la farina, le mele, le noci e i pomodori secchi, e ci frullano i topi rosicchioni e i ghiri ladruncoli, lì ci sono le provviste per il futuro. Poi c’è la casa dove abiti, col camino caldo, la cucina che fuma e il cesso che scroscia, e il letto ti accoglie e prepara i sogni, ma anche gli incubi, e le lenzuola gelate d’inverno, e la febbre e le ore che non dormi la notte. E a volte tutto cambia: dal camino entra la notte, le faville dei fantasmi del passato, o la paura di ciò che sta dietro la porta, nella cantina il vino e il buio ti fanno immaginare viaggi e abbordaggi, nel granaio sbattono la testa uccelli imprigionati, come brutti pensieri. Ecco, questa è la tua casa, non quella che vedi dal di fuori, con le finestre, il portone e l’edera sul muro.”


“E lei ora desidera. È uscito del letargo della sua rassegnata solitudine, ha scoperto la fame del suo cuore, sa che la mela è proibita, ma desidera. Non avrà più pace, né dieta. [...] Soffrirà, il suo cuore, lo stomaco e le viscere andranno in subbuglio, il suo istinto di Homo erectus potrà essere temprato, ma non vinto. La mela è caduta dall'albero del destino.”


“Ho tante cose in me, e ciò che sento per lei divora tutto; ho tante cose, e senza di lei non ho più nulla.”


“Ma ancora più subdoli sono i calzini.Il Nonno Stregone aveva stabilito che, alla sua età, tre erano i modi possibili di infilarli. Uno, posizione detta "della spogliarellista", steso sul letto con una gamba sensualmente sollevata. Tempo necessario all'impresa: un minuto, salvo perforazione del pedalino da parte dell'unghia dell'alluce.Due, posizione eretta "gamba sulla sedia". Unico rischio, uno schianto del legno o un colpo della strega.Tre, posizione "riciclami": andare a letto coi calzini e usare gli stessi la mattina dopo. La meno igienica ma la più rapida. Inoltre, nello scegliere il paio bisognava tener conto dell'esistenza della LIC, Legge di infedeltà del calzino, che dice così:Un calzino, messo nel cassetto, cercherà quasi sempre di far coppia con un calzino diverso.”


“Il CV (curriculum vitae).Il CVD, Come Volevasi Dimostrare (sei un foglio inutile).Lo tengo tra le dita come una reliquia, un memento, un "lei non sa chi sono io" e a dire il vero nemmeno io me lo ricordo, dunque questo foglio serve a rinvigorire la mia esile autostima. A scorrerlo con un filo d'onestà, è soltanto una radiografia imperfetta che tralascia ciò che conta davvero: gli incontri che mi hanno segnata, gli amori veri e quelli che credevo lo fossero, le persone che mi mancano, quelle che hanno smesso di mancarmi, gli amici, gli insensibili che ho incrociato senza rendermi conto di quanto fossero senza cuore, le persone che amo e non ho fatto in tempo ad abbracciare.”