“Questa luce, cioè la storia, è spietata; essa ha questo di strano e di divino, e cioè che quantunque sia luce, e precisamente perché è luce, mette spesso dell'ombra là dove si vedono raggi; dello stesso uomo fa due fantasmi differenti, e l'uno attacca l'altro, e ne fa giustizia, e le tenebre del despota lottano con lo splendore del capitano. Da qui, una misura più vera nell'apprezzamento definitivo dei popoli. Babilonia violata diminuisce Alessandro; Roma incatenata diminuisce Cesare; Gerusalemme uccisa diminuisce Tito. La tirannia segue il tiranno. E' una sventura per un uomo lasciare dietro di sé dell'ombra che ha la forma sua.”
“Ho vissuto molto, e ora credo di aver trovato cosa occorra per essere felici: una vita tranquilla, appartata, in campagna. Con la possibilità di essere utile con le persone che si lasciano aiutare, e che non sono abituate a ricevere. E un lavoro che si spera possa essere di una qualche utilità; e poi riposo, natura, libri, musica, amore per il prossimo. Questa è la mia idea di felicità. E poi, al di sopra di tutto, tu per compagna, e dei figli forse. Cosa può desiderare di più il cuore di un uomo?”
“La solitudine non è mai con voi; è sempre senza di voi, e soltanto possibile con un estraneo attorno: luogo o persona che sia, che del tutto vi ignorino, che del tutto voi ignoriate, così che la vostra volontà e il vostro sentimento restino sospesi e smarriti in un’incertezza angosciosa e, cessando ogni affermazione di voi, cessi l’intimità stessa della vostra coscienza. La vera solitudine è in un luogo che vive per sé e che per voi non ha traccia né voce, e dove dunque l’estraneo siete voi”
“Al termine di una notte di luna un cane ulula e poi ammutolisce. La luce del fuoco tremola e la sentinella sbadiglia. Un uomo vecchissimo passa silenzioso davanti alle tende, e saggia il terreno con un bastone per accertarsi di non inciampare nelle corde tese. Poi prosegue. La sua gente si trasferisce in una regione più verde. Mosè si reca all'appuntamento con gli sciacalli e gli avvoltoi.”
“Con Cusano si delinea l'immagine di un universo infinitamente aperto che ha il centro dappertutto e la circonferenza in nessun luogo. Dio, in quanto infinito, supera ogni limitazione e ogni opposizione. A mano a mano che si aumenta il diametro di un cerchio, diminuisce la sua curvatura, e al limite una circonferenza infinita diventa una retta infinita: in Dio si ha la coincidenza degli opposti. Se l'universo avesse un centro, sarebbe limitato da un altro universo. Ma nell'universo Dio è centro e circonferenza. La terra non può essere il centro dell'universo.”
“— Dama, — disse una donna anziana, — credo che sia malato il suo cuore, perché spesso avviene che il cuore soffra d'una malattia per la quale nessuna medicina dei mortali può nulla [...]. E c'è un'altra malattia del cuore: quando è afflitto da una qualche onta arrecata al corpo; se ne guarisce allora vendicandosi del misfatto, vendicando onta per onta. Il cuore è la parte più schietta e più pura dell'uomo, e prende su di sé tutte le onte e tutti i mali, perché il corpo altro non è che la dimora del cuore. Ma ora vi dirò la terza malattia dalla quale un cuore puro viene tormentato: è il male dell'amore che non può essere ricambiato. Amore entra passando dagli occhi e dalle orecchie, e se il cuore viene trafitto attraverso uno di questi varchi, gli tocca soffrire eternamente: poiché, quand'anche ottenga ciò che ha tanto anelato, teme comunque di perderlo. Queste sono le malattie del cuore: si guarisce dalla prima e dalla seconda come ho detto; ma la terza è la più pericolosa perché accade che il cuore non voglia guarire [...].”