“«Questa vicenda mi ha fatto pensare molto. Amare è anche fuggire e poi interrompere a metà la corsa e sedersi sul ciglio della strada per aspettare che chi ti ha ferito così tanto venga a prenderti. Per Axel e me è stato così, e io non voglio arrivare alla fine della mia vita e accorgermi di aver lasciato indietro ciò che volevo veramente».”
“un'eco di malinconia, sfuggita al suo controllo, perdersi nella miriade di pezzi che componevano il mosaico.«Eloise è tutta la mia vita».Non aveva avuto l'intenzione di dire nulla, in realtà non stava nemmeno pensando direttamente a lei.«Era appena nata e già insistevo per poterla prendere in braccio. Volevo sempre tenerla io, passavo ore a guardarla. Tanto che alla fine la prima volta che ha aperto gli occhi l'avevo in grembo e ha visto me. Tutti nella mia famiglia avevano gli occhi chiari mentre i suoi erano scurissimi. Mi innamorai all'istante», rise dolcemente. «Avevo tre anni e da allora non ho mai pensato nemmeno per un momento che potesse esserci un'altra.”
“Ve l'ho detto, Axel, e ve l'ho dimostrato: il mio amore non è il peggiore degli inferni."Lui si mosse le labbra, lottando contro la disperazione. "Così avete reso inferno un amore che mi ha accompagnato per tutta la mia esistenza".”
“«Ho voluto credere che fosse a causa di un incantesimo quando eri sempre nei miei pensieri e mi scoprivo a cercarti tra la gente.Non avrei dovuto nemmeno guardarti e invece volevo cedere a ciò che desideravo,dopotutto chi ero io per oppormi a una forza più grande di me?».”
“Se lui avesse potuto dire il suo nome ancora una volta, a voce così bassa da poterla sentire invece che ascoltarla.Se lo avesse fatto, così piano da non permettere alla veglia di ricordarle perché quel suono non poteva più renderla felice.Se solo non avesse mai smesso di piovere.Eloise, sei sveglia?Sì, e non voglio.Sotto la mano il cuscino era fresco e morbido, negli spazi tra le sue dita se ne insinuavano altre, calde e dure perché abituate a riempire di lusinghe l'elsa di una spada, non solo la pelle di una donna. Prendeva la sua una mano fatta per accarezzare e per uccidere.Una mano che l'aveva accarezzata, e poi uccisa.«Axel».Forse c'era stato uno scatto di esultanza profonda, perché ridestandosi aveva pronunciato per prima cosa il suo nome.Qualcosa che aveva a che fare col possesso e il riconoscimento.Qualcosa di così profondo che, se non si fosse opposta, avrebbe finito per precipitarvi dentro.Qualcosa che tra loro due era sempre esistito.L'aveva accarezzata.A quanto le avevano raccontato, lui era stata la prima cosa del mondo su cui aveva aperto gli occhi. Un fagottino di neonata, avvolta tra le braccia di un bambinetto di tre anni appena, che sollevava di colpo le palpebre incontrando per la prima volta due occhi blu pieni di amore e trionfo fissi su di lei.E poi uccisa.Una cicatrice che si risvegliava pulsando, lo spettro di dolore di un arto amputato, che esisteva solo nel ricordo dei nervi e bruciava, bruciava come fuoco.Lui era sete, tanta da accettare di annegare pur di riuscire a bere.«Axel».«Sono qui».”
“Era lei.La musica della sua allegria era balsamo e acido, gli scorticava la pelle scoprendo superfici di sé che non avrebbe immaginato. Averla così vicina - dieci passi e milioni di pensieri - bastava a smarrire”
“Mia cara, il tuo piccolo cuore è ferito; non giudicarmi crudele perché obbedisco all’irresistibile legge della mia forza e della mia debolezza. Se il tuo piccolo cuore è ferito, anche il mio sanguina con il tuo. Nell’estasi della mia grande umiliazione, io vivo nella tua calda vita e tu morirai.., morirai dolcemente.., nella mia vita. Non posso farne a meno; come io mi avvicino a te, così tu, a tua volta, ti accosterai ad altri, e capirai l’estasi di questa crudeltà che è sempre amore; così, per ora, non cercare di sapere più niente di me e di te, ma abbi fiducia in me con tutta la tua anima appassionata».”