“Quello ch'io avrei voluto era morire in mezzo a estranei, sotto un cielo sgombro di nuvole.E nondimeno il mio desiderio differiva dai sentimenti dell'antico greco che ambiva morire nel Sole brillante.Quello ch'io avrei voluto era un suicidio natural, spontaneo; una morte simile a quella del volpacchiotto, non ancora ben pratico di astuzie, che va errando sbadatamente su un viottolo montano ed è colpito dal cacciatore a causa della sua stupidità.”
“Ebbi allora il presagio che esiste al mondo una sorta di desiderio simile a un dolore lancinante.”
“Ciò che avveniva in camera da letto per Ayako rappresentava il costante brivido del suo quotidiano, qualcosa di bello e caldo da aspettare con impazienza, come immergersi nel mare di notte, un mare tenebroso e denso dove brillano le nottiluche. Suo marito una volta le aveva detto che aveva dei piedi graziosi e a volte li moredeva. Lei aveva ormai imparato non solo ad accogliere quell'uomo con tenerezza ma anche ad avvinghiarsi a lui come chi sta per annegare. Le era diventato familiare toccare il corpo del marito, quel corpo sodo senza recessi di mollezza, ma ancora provava una vaga vergogna”
“A un cuore che tenti di avvicinarsi, il cuore dell’altro sembra lontano”
“Tener segreto questo pensiero fu piacevole e allo stesso tempo triste. Quando sentivano di riuscire a volare insieme, spinti dalla potenza dell'amore, dovunque in quel cielo fino alla lontana riva opposta, l'idea di possedere le ali rendeva così reale le loro fantasie. purtroppo entrambi, credendo che solo l'altro avesse le ali, provarono un immenso sconforto perchè erano sicuri che un giorno o l'amato sarebbe volato via da solo".”
“Un racconto era diretto e semplice, non ammetteva alcuna intrusione tra lei e il lettore - nessun intermediario con le proprie personali ambizioni e incompetenze, nessuna urgenza di tempo, nessun limite alle risorse disponibili. In un racconto bastava desiderare, e poi mettere per iscritto il desiderio, e potevi crearti un mondo; in un dramma invece ti toccava fare con quello che avevi a disposizione: niente cavalli, niente strade di un villaggio, niente mare. Niente sipario. Sembrava talmente ovvio, adeso che era troppo tardi: il racconto era una sorta di telepatia. Attraverso la trascrizione di segni sulla pagina, lei era in grado di trasferire pensieri e sentimenti dalla sua mente a quella del lettore. Era un processo magico, tanto comune che nessuno si soffermava a rifletterci. Leggere una frase coincideva con il comprenderla; come nel caso del gesto di piegare un dito, tra il prima e il dopo non c'era nulla. Non esisteva intervallo che precedesse la comprensione dei segni. Vedevi la parola castello ed eccolo là, in lontananza, circondato da frondosi boschi estivi, immerso nell'aria dolce e azzurrina tagliata dal filo di fumo che sale dalla bottega del fabbro, con una strada di ciottoli che sparisce serpeggiando nell'ombra verde.”
“Una di queste giovani madri non era che una ragazzina e mi fece male al cuore leggere quella sofferenza e pensare che scaturiva dall’animo di una bambina, un animo che non avrebbe dovuto ancora conoscere il dolore, ma soltanto la gioia del mattino della vita.”