“Io ero già tutto preso dalla porta e dalla brutta sensazione che mi aveva creato fin dal principio. Era una porta ad arco di fattura toscana, laccata di bianco, elegante e del tutto in sintonia con il colore smorto delle pareti esterne. Però l'idea generale conferiva la sensazione di una patina calata sulla casa in una giornata bigia di pioggia e mai più scivolata via. Il particolare che stonava di più con l'immagine tutto sommato omogenea del resto erano le due finestrelle di vetro smerigliato. Due quarti di cerchio, disposti l'uno accanto all'altro all'interno del semicerchio superiore della porta, con gli angoli a novanta gradi rivolti verso l'esterno. Sembravano i due occhi opachi di un catatonico.”

Fabrizio Valenza

Fabrizio Valenza - “Io ero già tutto preso dalla porta e...” 1

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“Ma come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia? Tutto è sempre cominciato già da prima, la prima riga della prima pagina d'ogni romanzo rimanda a qualcosa che è già successo fuori dal libro. Oppure la vera storia è quella che comincia dieci o cento pagine più avanti e tutto ciò che precede è solo un prologo. Le vite degli individui della specie umana formano un intreccio continuo, in cui ogni tentativo di separare un pezzo di vissuto che abbia un senso separatamente dal resto - per esempio, l'incontro di due persone che diventerà decisivo per entrambi - deve tener conto che ciascuno dei due porta con sé un tessuto di ambienti fatti altre persone, e che dall'incontro deriveranno a loro volta altre storie che si separeranno dalla loro storia comune.”

Italo Calvino
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“Passò per vie rumorose piene di luce, per gallerie dalla risonanza profonda, su cui, con rumore di tuono, rotolavano pesantemente i treni e che eran tutte tappezzate di annunzi reclamistici dai colori vistosi, vide splendidi palazzi, e case a quattro piani, strette, con finestre polverose che ammiccavan sulla via sporca; risalì file di strade che si somigliavano come orfanelle o ciechi, condotti in fila.Infine si svegliò lentamente alla realtà, e si sentì vecchia, triste e stanca, per aver vegliato e corso.Miserabili bottegucce si schiacciavano l'un l'altra per mettersi in evidenza: abiti vecchi per i più poveri, biancheria grigia per gli operai, e per tutti viveri a buon mercato. Ceste di pere, dure e verdi, e di prugne, nere e secche, aspettavano di sedurre una clientela infantile, coperte da una rete a maglie strette che le salvava dai ladruncoli. In una botteguccia vide una donna obesa, che con le mani tremanti, secche e gialle, accendeva una lampada a petrolio. Ai suoi piedi un ragazzino la guardava con curiosità, con una carota, mezzo rosicchiata, nella sua mano di bambino sporco.Le strade, i cumuli di mercanzie, le camicie grigie, le pere, la rete, i visi stanchi delle persone, tutto era annerito dalla fuliggine grassa delle locomotive che passavano, brontolando, e dal fumo di tutti i camini degli stabilimenti che erano là, stretti gli uni vicino agli altri, come alberi di una foresta.“Ecco il tuo giorno di festa” pensava Franzi.Ella era ferita e inasprita fino al pianto, come se tutto: la strada grigia, la bruttezza della miseria, la tristezza della povertà, fossero state accumulate in quest'angolo di città straniera per disprezzarla.“Ecco il tuo giorno di festa” diceva in lei una voce chiara. E questa creatura che detestava sognare, che non comprendeva la morte, che non si attaccava che alla realtà, che non voleva conquistare e non desiderava che ciò che si può afferrare, ciò che è vibrante di vita: questa creatura si svegliava qui, nella grigia strada di un quartiere popolare di Praga, Zizkov, che nel crepuscolo confuso di una sera di primavera si prolungava a perdita d'occhio.“Ecco il tuo giorno di festa” pensava Franzi.Ella sentiva che non era solo questo giorno che la condannava, ma la troppo lunga fila di giorni di lavoro, fra cui essa aveva il suo posto: ancora grigio su grigio, come un orfanello in una lunga fila, come un seguito di ore vuote in un mondo vuoto. Vuoto? Non stava più la sua vita sulle ali della musica, la più umana di tutte le arti? Perchè dunque il suo passato restava così freddo, così paurosamente squallido, senza un sorriso, senza un ricordo, senza altro che tante pagine voltate, in un gran quaderno di musica? Aveva sempre suonato per se stessa e per la propria soddisfazione. A finestre e porte chiuse si era ubriacata di musica come di un vizio segreto.Che significato aveva per lei? Tanto? Ancora ieri ella vi aveva trovato consolazione, speranza, entusiasmo e pace, terra e cielo, letizia e dolore. Oggi tutto era lontano. Nessuno mai l'aveva ascoltata; mai nessuna delle sue parole si era riflessa nel sorriso di un'altra creatura; mai nessuno era stato dietro a lei e le aveva passato la mano sulla spalla all'ultimo accordo del pianoforte...”

Ernst Weiss
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“Il vento di marzo è un vento malato, diceva sempre mia madre. Eppure è piacevole, odora di linfa e ozono e del sale di mari lontani. Un buon mese, marzo, con febbraio che vola via dalla porta sul retro e la primavera che aspetta a quella principale. Un buon mese per un cambiamento.”

Joanne Harris
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“Non ho mai desiderato vestiti, scarpe perfette né beni di lusso. Non ho mai desiderato di ricoprirmi di seta. L’unica cosa che desideravo era di poter toccare un altro essere umano con le mani, e soprattutto con il cuore. Conosco il mondo e la sua scarsa compassione, il suo giudizio severo e spiacevole, il suo sguardo algido e risentito. Ci sono cresciuta in mezzo. Ho avuto tutto il tempo che volevo per ascoltare. Per guardare. Per studiare le persone, i luoghi e le alternative. Non dovevo far altro che aprire gli occhi. Non dovevo far altro che aprire un libro e vedere le storie che sanguinavano una pagina dopo l’altra. Vedere i ricordi impressi sulla carta. Ho trascorso un’esistenza intera fra le pagine dei libri. In mancanza di relazioni umane, ho stretto legami con personaggi di carta. Ho sperimentato l’amore e la perdita per mezzo di storie ambientate nel passato; ho vissuto l’adolescenza di riflesso. Il mio mondo è una ragnatela intricata di parole che connettono arto con arto, osso con tendine, pensieri con immagini. Sono una creatura fatta di lettere, un personaggio disegnato da frasi, il prodotto di una fantasia scaturita dalla narrativa. Vogliono cancellare ogni segno d’interpunzione dalla mia vita, e non credo di poterglielo lasciar fare.”

Tahereh Mafi
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“Non ho mai seguito valori illusori, come il successo, ma ho cercato e trovato dei punti di forza che mi hanno consentito una concezione più ampia del mondo, una sempre rinnovata capacità di gratitudine nei confronti dei miei simili e una sincera umiltà che mi assiste oggi, mentre dalla mia piccola posizione di vantaggio lungo il cammino che va verso l'alto e non finisce mai, guardo la pazienza ammirevole e il coraggio di quelli che dietro di me lottano ancora.”

Edgar Wallace
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