“Ma il ricco [...] è sempre colluso con l'istituzione che lo fa ricco. In termini assoluti, più soldi corrispondono a minor virtù, poiché il denaro si insinua tra l'uomo e i suoi obbiettivi e glieli ottiene, però a scapito della sua onestà.”

Henry David Thoreau

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“Ci sono novecentonovantanove sostenitori della virtù ogni uomo virtuoso, ma è più facile trattare con il reale possessore di qualcosa che con il suo guardiano temporaneo.”


“Una Minoranza che si conformi alla maggioranza è senza forza, non è neppure più una minoranza; ma diventa irresistibile quando si oppone con tutto il suo peso.”


“Penso che dovremmo essere uomini prima di essere sudditi. Non è da augurarsi che l'uomo coltivi il rispetto per le leggi ma piuttosto che rispetti ciò che è giusto.”


“Amo tutto ciò che scorre, tutto ciò che ha in sé tempo e divenire, che ci riporta al principio dove non c’è mai fine: la violenza dei profeti, l’oscenità che è estasi, la saggezza del fanatico, il prete con la sua gommosa litania, le parole sozze della puttana, lo sputo portato via nella fogna, il latte della mammella e l’amaro miele che si riversa dall’utero, tutto ciò che è fluido, fuso, dissoluto e dissolvente, tutto il pus e il sudiciume che scorrendo si purifica, che perde il suo senso originario, che fa il grande circuito verso la morte e la dissoluzione. Il grande desiderio incestuoso è scorrere all’unisono col tempo, fondere la grande immagine dell’aldilà con quella dell’hic et nunc. Un desiderio fatuo, suicida, reso stitico dalle parole e paralizzato dal pensiero.”


“Quanto ad adottare le soluzioni offerte dallo Stato per portare rimedio al male - io, quelle soluzioni, non le conosco: richiedono troppo tempo e un uomo morirebbe prima di riuscire a metterle in atto. Ho altre cose cui badare. Venni al mondo non principalmente per trasformarlo in un luogo buono dove vivere ma per vivervi, buono o cattivo che fosse. Un uomo non deve fare tutto, ma qualche cosa; e poiché tutto non lo può fare, non è necessario che faccia qualcosa di sbagliato.”


“Nel tennis il vero avversario, la frontiera che include, è il giocatore stesso. C'è sempre e solo l'io là fuori, sul campo, da incontrare, combattere, costringere a venire a patti. Il ragazzo dall'altro lato della rete: lui non è il nemico; è più il partner nella danza. Lui è il pretesto o l'occasione per incontrare l'io. E tu sei la sua occasione. Le infinite radici della bellezza del tennis sono autocompetitive. Si compete con i propri limiti per trascendere l'io in immaginazione ed esecuzione. Scompari dentro al gioco: fai breccia nei tuoi limiti; trascendi; migliora; vinci. [...] Si cerca di sconfiggere e trascendere quell'io limitato i cui limiti stessi rendono il gioco possibile. È tragico e triste e caotico e delizioso. E tutta la vita è così, come cittadini dello Stato umano: i limiti che ci animano sono dentro di noi, devono essere uccisi e compianti, all'infinito. (Infinite Jest, p. 116)”